Paolo Ricci Bitti
Rugby Side
di Paolo Ricci Bitti

Rugby, corsi e ricorsi dopo 20 anni fra il Camp Nou e il Battaglini

Diego Domiguez
di Paolo Ricci Bitti
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Domenica 26 Giugno 2016, 05:26 - Ultimo aggiornamento: 11:33
Si capisce che bisogna stare attenti alle proporzioni - ci mancherebbe - e che comparare Milan Amatori Milano-Benetton Treviso al Battaglini di Rovigo esattamente 20 anni fa rispetto a Tolone-Racing 92 Parigi al Camp Nou di Barcellona possa innescare qualche sorrisetto di scherno. Ma in realtà non è che risultino così meno impressionanti le analogie fra questi due match, considerate appunto e messe in scala tutte le variabili a partire da quei 20 anni trascorsi, ovvero l’intero periodo in cui il rugby è diventato ufficialmente professionistico.

E siamo sicuri che Diego Dominguez, in tribuna a Barcellona fra lo staff dei Galacticos di Tolone che guiderà dalla prossima stagione, abbia effettuato invisibili manovre scaramantiche quando Machenaud del Racing è stato espulso in avvio di partita. Manovre rivelatisi inutili. Invece i suoi amici e compagni in azzurro Kino Properzi e il sommo capitano Massimo Giovanelli devono avere sogghignato non poco al fischio finale del match al Camp Nou.

Analogie, dunque. Di Dominguez concreto raccordo fra i due match abbiamo detto: nel 1996 era mediano di apertura del Milan berlusconiano e della nazionale di Coste. Per Berlusconi e i Benetton abbiamo adesso gli ugualmente mecenati miliardari Lorenzetti (Racing) e Boudjellal (Tolone) che hanno spinto in altissimo l’asticella degli importi degli ingaggi. Epperò, sempre in proporzione, in quell’alba del professionismo, non se la passavano male anche i giocatori di Milan e Treviso. Non a caso il ct azzurro Coste potè contare soprattutto sui giocatori di quei due club, sempre in piena forma, per costruire la sua nazionale da sogno.

Per l’australiano numero 10 Lynagh campione del mondo, (Treviso) abbiamo poi l’australiano numero 10 Giteau. Per Carter (Racing) ecco Dominguez: senza dubbio due fuoriclasse di prima grandezza, anzi, a dire la verità, deve essere un filino più facile orchestrare il gioco dietro la mischia degli All Blacks rispetto a quella, pur agguerrita, degli azzurri degli anni Novanta. E per il capitano della nazionale azzurra Giovanelli (Milan, maglia rossonera) abbiamo il capitano dei bleus (Tolone, maglia rossonera), Guirado. Per la colonia argentina: Llanes, Milano (allenatore del Milan), Gomez venti anni fa e adesso i Pumus Himoff e Lobbe. E in realtà i giocatori in campo al Battaglini erano tutti internazionali così come quelli schierati a Barcellona.

Anche il Racing ha due allenatori (Labit e Travers) come li aveva Treviso (Collodo e Zanon

E arriviamo al cartellino rosso: nel 1996 Kino Properzi al 20’ andò sotto la doccia per un gancio tirato a Grespan in una mischia chiusa. Come per il rosso riservato a Machanaud, la decisione di Giacomel apparve ai più esagerata. L’allenatore del Milan, Gustavo Tati Milano venne preso da un’ira incontenibile: voleva ordinare a suoi giocatori di abbandonare il match ma venne quasi preso per il bavero da Giovanelli.
“Non ce ne andiamo, restiamo in campo in 14, gli rompiamo il c… e vinciamo lo scudetto anche per Kino”.
Detto e fatto (23-17 per il Milan) molto simile al 29-21 del Camp Nou, con Dominguez (cinque piazzati e un drop) ad anticipare i calci di Carter e Goosen.

Maiuscola la prova del Milan, che schierava anche i gemelli Marcello e Massimo Cuttitta, capace di irretire i trevigiani che pensarono, sbagliando, di avere il match in discesa dopo la cacciata di Properzi. Uno dopo l’altro si smarrirono talenti come Troncon, Checchinato, Gardner, Ivan Francescato, assediati dalla frenesia del Milan del pirata Giovanelli.

Beh, non era poi così campato in aria questo raffronto tra finali scudetto a 20 anni di distanza. E che cosa volete poi che sia la modesta differenza tra le cornici di questi match capolavoro: 5mila tifosi al Battaglini e 98mila al Camp Nou. Quisquilie. Meglio forse meditare, prima della parola “fine”, sul fatto che Coste potesse fare il pieno di azzurri da quelle due sfidanti, mentre Noves raccoglie assai meno pepite per i bleus fra i Galacticos tolonesi e le stelle del parigino Racing.

LE LACRIME DEL GIGANTE


Appena finito il match, il numero otto ex All Black Chris Masoe, è in lacrime nonostante sia un colosso capace di conquistare uno scudo di Brennus (nonché Champions Cup) con il Tolone e quindi di continuare a vincere scudetti con il Racing 92, ha preso in braccio la piccola Ayla, 14 mesi, figlia di Jerry Collins, l’ex All Black morto un anno fa insieme alla moglie Alana in Francia in un incidente stradale. La loro bimba restò a lungo in ospedale in terapia intensiva sostenuta da tanti giocatori neozelandesi fra i quali Masoe, legato da parentela con Collins, che con l’aiuto della moglie si è poi fatto carico di seguire la bimba nella lunga convalescenza.




IL PAPILLON ROSA NEL CALZETTINO 

Come aveva promesso, Dan Carter ha giocato con un papillon rosa, quello che alla vigilia del match gli era stato donato da Philippe Guillard, ala del Racing che vinse l’ultimo scudo di Brennus nel 1990 anche grazie all’effervescenza della banda dello Showbiz, ovvero quei mattacchioni di Blanc, Lafond, Mesnel, Rousset e appunto Guillard che all’intervallo fra il primo tempo e la ripresa si facevano servire champagne. L’unica differenza, in verità non secondaria, è che 26 anni fa i giocatori sfoggiavano il farfallino rosa durante il match, mentre Carter l’ha tenuto riposto in un calzettino fino alla fine della partita per poi sventolarlo divertito davanti alla cronista bordocampista..
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