Libia, scontro Italia-Francia sulla Nato
Berlusconi: sono addolorato per Gheddafi

F16 italiani di base a Trapani
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Lunedì 21 Marzo 2011, 20:17 - Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio, 00:11
ROMA - Al terzo giorno delle operazioni contro la Libia per far rispettare la risoluzione Onu, si complica la situazione all'interno dell'alleanza, con una clamorosa spaccatura tra Italia e Francia, nata dall'attivismo di Sarkozy e dall'ipotesi di una guida franco-britannica dell'apparato militare. Oggi il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha dichiarato che l'Italia è pronta a ritirare la concessione dell'uso delle nostre basi se il comando delle operazioni non passerà alla Nato, ipotizzando anche un comando separato da parte italiana. Noncurante la risposta di Parigi.



Pronta la replica di Parigi: stiamo solo applicando la risoluzione Onu, non abbiamo nulla da rispondere all'Italia. «La Francia applica pienamente e unicamente la risoluzione 1973 delle Nazioni Unite, che corrisponde anche alla visione della diplomazia italiana», ha replicato il generale francese Philippe Ponthies, portavoce del ministero della Difesa, commentando la dichiarazione do Frattini del possibile ripensamento sulle sue basi. «Per il momento la Nato non ha alcun ruolo in questa vicenda», ha aggiunto il generale. Alle autorità italiane, che chiedono che il comando delle operazioni sia affidato all'Alleanza Atlantica «non ho nulla da rispondere», ha detto Ponthies. Quanto a un eventuale comando integrato, «la priorità non è la sua localizzazione ma il miglior coordinamento possibile».



Il ministro degli esteri francese Alain Juppè ha dichiarato che «nei prossini giorni l'alleanza è pronta a venire in sostegno della coalizione», ma non ha mai pronunciato la parola coordinamento ed ha ribadito che le operazioni sotto bandiera Nato non sarebbero le benvenute dai paesi arabi. Gli dà man forte il ministro degli esteri spagnolo Trinidad Jimenez: «Per il momento, tenendo conto che c'è già una coalizione internazionale formata non solo da paesi europei e membri della Nato, ma anche da paesi arabi, sembra che il sentimento prevalente è che la coalizione continui».



Parigi non ne vuol sapere di trasferire il comando solo alla Nato, nella quale è rientrata da tre anni, e punta a preservare lo status quo. Cioè tre catene di comando: francese, britannica e americana. Troppe, secondo molti osservatori, che rilevano il rischio di una mancanza di coordinamento se non di una vera e propria anarchia. E troppe anche secondo l'Italia, impegnata in prima linea con basi e mezzi, che però finora ha visto riconoscersi poco sul piano politico.



«Col tempo vogliamo che il comando e il controllo dell'operazione passi alla Nato», ha detto il premier inglese David Cameron, distanziandosi dalla rigidità di Nicolas Sarkozy. Cameron non ha però indicato la tabella di marcia del passaggio di consegne. A sostegno della richiesta italiana si è espresso il ministro degli esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn: «Il solo modo di impegnarsi per un paese come il Lussemburgo, come del resto per molti altri, è nell'ambito di una cornice della Nato. Bisogna decidere chi fa cosa in quanto questo gioco tra la coalizione e la Nato fa del male alla comunità internazionale». Anche Belgio, Danimarca e Romania hanno reclamato un ruolo di primo piano per l'Alleanza.



Le discussioni alla Nato procedono però a rilento. La Turchia ha bloccato ieri i piani per un'eventuale missione di no fly-zone e chiesto anche oggi paletti molto precisi per un intervento dell'Alleanza in Libia. Il premier turco Tayyap Erdogan ha espresso una chiara irritazione per il protagonismo francese.



Frattini: senza la Nato, comando italiano separato. In serata la Farnesina ha diffuso una nota di Frattini, nella quale si dice che se non fosse raggiunto un accordo per il passaggio del comando delle operazioni in Libia alla Nato, l'Italia considererebbe l'idea di istituire un proprio comando nazionale separato per gestire le attività di comando e controllo di tutte quelle operazioni militari, in applicazione della Risoluzione 1973, che prevedono l'uso delle sette basi che il nostro paese ha messo a disposizione per la missione in questione.



Silvio Berlusconi ha detto che l'Italia esige certezze e che i nostri aerei non sparano e non spareranno. «Per noi è essenziale la chiara definizione della missione limitata alla no fly zone, all'embargo, alla protezione di civili - ha detto il premier a Torino - Il comando operativo passi alla Nato e comunque ci deve essere un coordinamento diverso da quello che c'è oggi. I nostri aerei non hanno sparato e non spareranno. Stiamo sollecitando iniziative umanitarie per quanto riguarda la popolazione e, nel nostro interesse, per prevenire flussi migratori. Sono uscite 300 mila persone dalla Libia, non libici, andando verso l'Egitto e la Tunisia. Noi siamo stati il primo Stato a inviare un'azione umanitaria con tende per circa 12 mila persone. Altri facciano la loro parte».



Berlusconi: «Sono addolorato per Gheddafi e mi dispiace. Quello che accade in Libia mi colpisce personalmente». Sono le parole del premier riferite dai presenti alla cena torinese a sostegno del candidato sindaco Michele Coppola. Berlusconi si sarebbe sorpreso per il fatto che la Francia abbia voluto calcare la mano in maniera unilaterale sulla questione libica. Berlusconi avrebbe poi aggiunto che bisogna riportare la situazione a una regia comune.



Cresce anche il malumore all'interno del governo, con la Lega che pone 4 condizioni per l'ok all'intervento. Dell'argomento hanno parlato Bossi e Berlusconi in aereo. I quattro punti irrinunciabili per la Lega li illustra Calderoli e sono il rispetto degli attuali accordi in essere con la Libia su gas e petrolio; l'assoluto rispetto della risoluzione Onu che qualcuno sta interpretando male; ogni Paese della Coalizione deve prendersi carico di un numero di profughi proporzionale al numero dei propri abitanti; l'attuale blocco navale, oltre a finalità militari, deve filtrare l'arrivo di immigrati da quello dei profughi».



La coalizione stessa perde pezzi, con la Norvegia che ha sospeso le operazioni militari, («La partecipazione dei sei F16 norvegesi dispiegati nel Mediterraneo dovrà aspettare nuovi ordini», ha messo in chiaro il ministro della Difesa norvegese Grete Faremo), in attesa che si faccia chiarezza.



Gli Stati Uniti hanno dichiarato che presto ridurranno il loro apporto militare, come anticipato da Robert Gates a Mosca, dove tra l'altro si registra uno scontro tra il presidente Medvedev e il premier Putin sulla risoluzione Onu.



Obama: «La Nato verrà coinvolta nel coordinamento» delle future operazione in Libia, ma al momento opportuno «lascerò al capo di Stato maggiore delle Forze Armate Mike Mullen decidere» quali saranno per noi i dettagli. Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Santiago del Cile. In una conferenza stampa con il presidente cileno Sebastian Pinera, Obama ha confermato, come anticipato nelle scorse ore dai suoi stretti collaboratori, che si passerà alla seconda fase molto rapidamente. «Voglio sottolineare il fatto che sarà una questione di giorni, non di settimane». Nella seconda fase militare contro la Libia, quella di transizione, gli Stati Uniti, «saranno uno dei partner tra i tanti della coalizione. Il modo in cui gli Usa hanno preso la leadership delle operazioni contro la Libia garantisce la legittimità internazionale» in questo momento.



«È la politica degli Stati Uniti affermare che Gheddafi deve andarsene», ha detto il Obama. Subito dopo, Obama ha ricordato che il mandato dell'Onu non ha questo obiettivo.
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