L'inchiesta, coordinata dal procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, ipotizza, a vario titolo, i reati di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, ai danni dello Stato e dell'Unione Europea. Al centro delle indagini la contabilità relativa alle presenze giornaliere dei migranti ospiti del Cara di Mineo, finalizzata alla liquidazione delle somme spettanti al cosiddetto 'ente gestorè: secondo la Procura di Caltagirone sarebbero stati rendicontati e corrisposti, dal 2012 al 2015, importi superiori a quelli dovuti, per un ammontare di circa un milione di euro. Agenti della squadra mobile di Catania e del commissariato della polizia di Stato di Caltagirone stanno eseguendo nei confronti dei sei indagati, in diverse regioni, un decreto di perquisizione e sequestro e contemporaneamente stanno notificando le informazioni di garanzia.
Il provvedimento deriva dagli esiti delle indagini attivate dalla polizia di Stato su un filone del procedimento 'Mafia Capitalè della Procura di Roma sulla gara d'appalto, indetta il 24 maggio del 2014, per la gestione triennale dei servizi del Cara di Mineo, ritenuta illegittima nel febbraio del 2015 dall'Autorità nazionale anticorruzione, con parere del presidente Raffaele Cantone.
Su questo filone è ancora aperto un fascicolo alla Procura distrettuale di Catania.
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