Cuneo, raid punitivo contro l'amante gay del figlio diciottenne: padre arrestato

Cuneo, raid punitivo contro l'amante gay del figlio diciottenne: padre arrestato
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Venerdì 3 Giugno 2016, 20:04 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 19:55
Sono stati individuati, e denunciati, gli autori dell'aggressione avvenuta nella notte dello scorso 16 maggio in un'area di sosta di Benevello, in provincia di Cuneo. Si tratta di un professionista di Alba e di un suo amico artigiano, che sono ora accusati di concorso in lesioni personali aggravate, violenza privata, minacce aggravate e danneggiamento.

I militari dell'Arma hanno anche stabilito che non si trattò di un tentativo di rapina, come ipotizzato in un primo momento, ma di una sorta di 'raid punitivò del professionista per scoraggiare la relazione omosessuale del figlio, appena maggiorenne, con un giovane extracomunitario. I tre aggrediti sono stati medicati al Pronto soccorso, e uno di questi ha avuto 90 giorni di prognosi.

«Un episodio di gravità inaudita, un allarme che deve essere affrontato con urgenza dal Parlamento»: Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay, interviene sulla notizia del raid omofobo. «La vicenda - prosegue Piazzoni - accende ancora una volta i riflettori sul l'omotransfobia del nostro Paese e sul livello di legittimazione sociale e culturale su cui questo fenomeno può contare.
Questi sono gli episodi per fronteggiare i quali chiediamo una legge contro l'omotransfobia che punisca con severità atti di questo tipo che non possono essere incasellati solo come aggressioni e violenza privata, ma che devono essere trattati per quello che sono, cioè crimini d'odio. Servono perciò specifiche aggravanti, le stesse che chiediamo da anni, invano, alla politica. L'assenza di queste aggravanti contribuisce a derubricare come meno gravi le aggressioni a sfondo omotransfobico, creando un ignobile senso di tolleranza e legittimazione culturale rispetto a queste violenze. Di tutto questo - conclude Piazzoni - fanno le spese giovani ragazze e ragazzi, la cui unica colpa è di voler vivere liberamente i propri affetti».
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