Codice Rai 3 sul look: vietati abiti sexy e tacchi alti

Codice Rai 3 sul look: vietati abiti sexy e tacchi alti
di Marco Castoro
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Venerdì 27 Maggio 2016, 01:04 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 09:24

Il servizio pubblico non si vede soltanto dai contenuti e dal pluralismo, ma anche dalla sobrietà nei comportamenti, nel look e nel modo di proporsi al telespettatore. Incuranti delle polemiche di questi giorni, Campo Dall’Orto e la sua squadra di direttori vanno dritti per la loro strada, dettando anche le nuove regole sull’immagine del servizio pubblico. Dopo l’ordine di servizio del direttore di Rai Parlamento, Gianni Scipione Rossi, che nei giorni scorsi ha messo nero su bianco abiti, camicie, accessori e colori con cui si devono vestire i conduttori dei tiggì, ecco che anche Daria Bignardi scende in campo. 

 
La direttrice di Raitre martedì scorso ha convocato costumiste e truccatrici. Perché è soprattutto alle donne della Terza rete che è rivolto il nuovo codice sul modo corretto di vestirsi e truccarsi. Niente più abiti fascianti, niente tubini, rigorosamente banditi quelli di colore nero. Sono troppo sexy per la tv di Stato. Per quanto riguarda gli uomini c’è poco da obiettare, completo classico (gessato e non) con camicia e cravatta di buon gusto. Ma le donne devono prestare più attenzione. Anche ai dettagli. Sugli orecchini la Bignardi è stata lapidaria: al bando quelli vistosi. Bandito anche il tacco 12.
 
NESSUNA LICENZA
E pure sul trucco non si può uscire dal seminato. L’ordine della Bignardi è perentorio: «Trucco leggero». Nessuna licenza, neanche se la richiede la conduttrice. Il dress code è severo: camicetta sobria (consigliati i «colori tenui»), scollature minime (al massimo si può far prendere aria al collo), gonna o pantalone e tacco rigorosamente basso. Un look alla Bignardi, ecco. Con un problema: se si vestono tutte uguali, o quasi, RaiTre non rischierà di somigliare alle tivvù nordcoreane?

Come accade sempre quando in Rai ci sono delle disposizioni, anche stavolta regna sovrano il clima di agitazione. Non tanto tra truccatrici e costumiste, le quali fanno il loro lavoro alla lettera rispettando gli ordini di scuderia, bensì tra le conduttrici, che in molti casi dovranno rinunciare a vestire secondo il proprio stile.
 
STIPENDI
Di trasparente in questa Rai non ci saranno dunque più i vestiti delle conduttrici (anche al Tg2 in passato si è un po’ esagerato con scollature e look audaci che hanno fatto il giro del web), bensì soltanto gli stipendi. Il Cda di Viale Mazzini ha approvato infatti il piano per la trasparenza che prevede la pubblicazione, entro 60 giorni, dei dati e delle informazioni concernenti il funzionamento dell’azienda. Gli atti pubblicati riguarderanno le attività del consiglieri di amministrazione, curricula, compensi e dichiarazioni dei componenti del Cda e del Collegio sindacale, gli investimenti destinati ai prodotti audiovisivi, le coproduzioni internazionali. Per il personale è prevista la pubblicazione dei criteri per il reclutamento, i compensi dei dipendenti con ricavo annuo pari o superiore ai 200mila euro.
Anche per quanto riguarda gli incarichi di consulenza e di collaborazione esterni all’azienda, verranno resi noti il tipo di incarico e i compensi di importi dagli 80mila euro in su. Più trasparenza pure per l’assegnazione dei contratti e per le procedure attuate. 

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