Ilona Staller: «Cicciolino Marco mi difese, le radicali non mi volevano»

Ilona Staller: «Cicciolino Marco mi difese, le radicali non mi volevano»
di Claudio Marincola
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Venerdì 20 Maggio 2016, 00:03
«Glielo dicevo sempre: “Cicciolino Marco tu stai fumando troppo”. Lui mi guardava, sorrideva e se ne accendeva un’altra». Ilona Staller, in arte Cicciolina, se è diventata «l’onorevole pornodiva più famosa del mondo» lo deve a Pannella che rompendo tutti i tabù - non solo dei moralisti ma anche di chi all’epoca considerava la politica un luogo sacro - decise nel 1987 di candidarla nelle liste del Partito radicale. Una provocazione che gli stessi militanti fecero fatica a digerire.
 
Fu lei a cercarlo?
«Quell’uomo mi aveva sempre affascinato. Alto, carismatico, un sorriso accattivante, anche prima di conoscerlo lo avevo trovato fantastico. Andai nella sede di Torre Argentina, mi presentai e gli dissi: ”Sono felice di conoscere una grande persona“. Un minuto dopo mi propose di candidarmi».

Ventiduemila preferenze. Un successo. Panella se lo aspettava?
«Lo aveva previsto, sì, anche se in lista ero in fondo in fondo. Un giorno prima di andare in tv, a Teleroma56, provai a mettergli il fondotinta prima di andare in onda. Mi fermò la mano e mi disse: “Mi sa che tu prenderai più voti di me”. Si sbagliò ma di poco».

Quella scelta però non fu apprezzata da tutti. Le radicali non gliela perdonarono.
«All’inizio soprattutto furono molto fredde con me. A parte Adele Cambria. Una donna speciale. Fu lei ad accompagnarmi il primo giorno a Montecitorio e a farmi coraggio prendendomi sottobraccio. Ero una bambina, Non avevo capito quanto fosse importante per me essere diventata un deputato. C’era tantissima gente, per farmi entrare i commessi da bravi cicciolini mi tirarono per un braccio». 

 

Pannella la incoraggiò?
«Mi diede un libretto e mi consigliò di leggerlo. Era la Costituzione, la misi sotto il cuscino».

Poi diventaste amici? 
«Viaggiammo insieme, a Lisbona, andammo a Parigi. A Budapest presentammo il partito trasnazionale. In privato era una persona stupenda. A volte per scherzo lo sbacciucchiavo, lo chiamavo Cicciolino e lui rideva ma mi intimidiva. Più che un padre potrei paragonarlo a un fratello maggiore. Un uomo onesto, controcorrente, che non ha mai rubato. Con lui si conclude il sistema politico della sovranità popolare. Ora è tutto in mano ad una oligarchia, i deputati non vengono più eletti dal popolo ma sono scelti dai partiti violando la Costituzione».

Che fa si rimette in politica?
«No, non più».

A un certo punto però ci furono dei contrasti.
«Mi spostarono dalla commissione Difesa ai Trasporti. Dissero che ero stata una spia dell’Est e in parte era vero. E poi a metà mandato non mi dimisi per far entrare il primo degli esclusi. Non mi sembrò giusto, avrei tradito chi aveva votato per me. Però continuai a versare tutti i mesi il 60% del mio stipendio al partito».

Il vitalizio lo prende?
«Sì».

Lo sa che Pannella non approverebbe?
«Duemila euro al mese, mica ventimila».
 
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