Unioni civili, oggi il voto di fiducia. Cei: tutti sconfitti. Il no di Marchini

Il ministro Boschi
di Antonio Calitri
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Mercoledì 11 Maggio 2016, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 11:29

Come previsto da giorni, ieri il Governo ha posto la fiducia sul disegno di legge delle unioni civili che si voterà oggi dalle 14,10 con il testo che dovrebbe essere definitivamente approvato tra stasera e domani. Ma la questione di fiducia annunciata dalla ministra delle Riforme Maria Elena Boschi, nonostante fosse stata pubblicamente comunicata da Matteo Renzi già domenica nel corso della trasmissione Che tempo che fa, ha scatenato l'opposizione e ha fatto scendere in campo la Cei. Mentre Alfio Marchini, il candidato civico al Campidoglio, ha aperto un nuovo fronte avvertendo che, nel caso dovesse vincere le elezioni, da sindaco «non celebrerò unioni gay».

L'EPILOGO
Lunedì il ddl Cirinnà sulle unioni civili era stato incardinato nell'aula di Montecitorio, ieri dopo la discussione sulle pregiudiziali di costituzionalità, la ministra Boschi ha posto la questione di fiducia a nome del governo, spiegando che questo testo «ha significato politico perché per il governo questa legge è un elemento prioritario dell'agenda che è incentrata non solo sulle riforme strutturali, ma anche sui diritti. I sindaci devono rispettare la legge».
Subito dopo si è scatenata la protesta sia in aula che fuori. A partire dal capogruppo della Lega Nord Massimiliano Fedriga che ha ammonito i colleghi del Pd che avevano applaudito la Boschi come «servili colleghi della maggioranza che applaudono quando mettono la fiducia. E' la dimostrazione plastica in questo Parlamento dei servi della gleba per essere ricandidati». Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta, in conferenza stampa, ha definito «ignobile e aberrante mettere la fiducia su una materia sensibile come le unioni civili» e ha chiamando in causa il Colle perché «il fatto di mettere la questione di fiducia in maniera così violenta, irrispettosa della democrazia, è veramente il segno che stiamo dentro una deriva autoritaria. E questo è inaccettabile e va gridato ad alta voce, e soprattutto va posta la questione al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella». Forti contestazioni anche da parte del M5S con Alfonso Bonafede che ha detto che «il Parlamento è per il governo uno zerbino su cui pulire i piedi, i parlamentari dovrebbero rispondere ai cittadini e non ubbidire a un capo padrone abituato a calpestare quest'aula».

Una presa di posizione pesante è arrivata da monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei che afferma: «Il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti» Galantino chiede che «ci sia una politica familiare molto più attenta che metta in conto l'importanza della famiglia costituita da padre, madre e figli».

LA POLEMICA
Intanto le dichiarazioni di Marchini hanno scatenato i dem contro il candidato sindaco a partire dall'autrice del ddl Monica Cirinnà che ha ammonito che se «non celebrerà le unioni civili tra persone dello stesso sesso non soltanto andrà contro i diritti dei cittadini romani, ma anche contro una legge dello Stato con tutte le conseguenze civili e penali». Marchini non ha fatto passi indietro, chiarendo di essere «favorevole al riconoscimento di tutti i diritti civili nel rispetto delle leggi. Ma credo di esser libero di dire che non celebrerò matrimoni».

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