Macerata, gettò la moglie in fin di vita in un cassonetto: Bruno Carletti torna libero dopo 10 anni: «Ricomincio una nuova vita sogno un lavoro a teatro»

Bruno Carletti
di Alessandra Bruno
3 Minuti di Lettura
Lunedì 2 Maggio 2016, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 3 Maggio, 09:27
MACERATA - Bruno Carletti, dal buio del carcere alla speranza: «Oggi sono un uomo libero, pronto a ricominciare una nuova vita, un lavoro nel miomondo, il teatro». Il 7 aprile il Tribunale di Sorveglianza ha messo la parola fine alla vicenda che ha visto protagonista il 49enne maceratese, ex direttore del Lauro Rossi e numero due dello Sferisterio, condannato per il tentato omicidio del cassonetto. Ora ha pagato il suo conto con la giustizia. A quasi dieci anni di distanza da quella tragedia sfiorata il 4 luglio del 2006, Bruno Carletti, è profondamente cambiato. Abbigliamento casual, un sorriso accennato, il volto disteso. Concede a Il Messaggero una chiacchierata in esclusiva.

Quattro anni in comunità terapeutica, tre nella casa di reclusione di Fermo. Come ha vissuto questa esperienza?
«Quello che è successo mi ha sconvolto, ho subìto un choc violentissimo. L'inizio, soprattutto in carcere, non è stato facile. E' un ambiente molto particolare. Sia gli operatori che le guardie, però, mi hanno trattato molto bene. Ho trovato persone che mi hanno capito e guidato. Io volevo pagare la mia condanna».

 Ha mai avuto momenti di debolezza?
«Sì. Appena entrato in cella. Dopo mezz'ora ho pensato "E adesso cosa faccio?". Trovare una ragione di vita lì dentro è stata la cosa più difficile».

Lei è un uomo di cultura. Dove ha trovato la forza per andare avanti?
«Scrivere è stata una bella cosa: annotavo date, pensieri, emozioni. Rileggendo gli appunti ho capito che c'è stata un'evoluzione del mio pensiero, del mio intimo. Mi piacerebbe raccontare in un libro su quello che ho vissuto. La famiglia, che mi è sempre stata accanto, e non era affatto scontato. Le letture, di Fëdor Dostoevskij, come "Delitto e Castigo", quelle di Manzoni e di Beccaria. E poi la fede, che ha rappresentato un anello fondamentale di questo percorso. Oggi con Dio ho un rapporto autentico».

Di cosa, invece, ha sentito più lamancanza?
«Mi è mancata la vicinanza di mio fratello Massimo, potevo vederlo una volta a settimana. E la privazione degli amici. Convincere un amico a scrivere una lettera, nell'era delle e-mail, non è stato semplice. Lo hanno fatto gli amici più cari, quelli che mi volevano bene».

 Lascia intendere che qualcuno si sia allontanato.
«Li comprendo. Il gesto ha creato un certo distacco: alcune persone non si spiegavano il perché. Gli amici più cari hanno assistito con me, piano piano, al ritorno del Bruno di sempre».

 C'è qualcuno che si sente di ringraziare?
«Mi sento fortunato. Dopo Massimo, un'altra persona importante è stato l'avvocato Bruno Mandrelli. Ha fatto molto di più di quello che farebbe un legale per il suo assistito».

Ora come passa le sue giornate?
«Vivo a Corridonia. La mattina lavoro nell'azienda agricola di mio cognato, il pomeriggio mi prendo cura a tempo pieno di mia nipote, che adoro».

Quale è il suo sogno?
«Non faccio progetti a lungo termine, vivo giorno per giorno. Mi piacerebbe ritornare nel mio mondo, quello del teatro. Ho ripreso i contatti, anche per questo mi sono iscritto su Fb, e ho trovato un clima favorevole. Ho sempre pensato che la vera condanna non è quella del tribunale,ma quella sociale».

 Le manca macerata?
«Lì ho vissuto per 40 anni, ho gli affetti più cari.Ma il posto non è importante, conta che io sia sereno. Potrei trovare un lavoro anche in Spagna o in Inghilterra. Voglio solo ricominciare».

Una domanda delicata. Si è pentito del suo gesto?
«Sì, moltissimo. Convivo con quello che ho fatto, ci penso nei momenti più impensabili. Non ero io, non stavo bene. E' stato un gesto estraneo alla mia personalità, frutto di tante cause. Il lavoro non andava bene, la storia d'amore neanche. Ma non posso perdonarmelo».

 Il perdono l'ha mai cercato dalla sua exmoglie?
«Solo all'inizio con una lettera. Se arrivasse ne sarei felice, ma rispetto qualunque decisione, il desiderio di una persona che preferisce che io stia lontano».
© RIPRODUZIONE RISERVATA