Università per Stranieri, il ministro Giannini condannata dalla Corte dei Conti

Stefania Giannini, ministro dell'istruzione ed ex rettore dell'Università per Stranieri di Perugia
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Mercoledì 27 Aprile 2016, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 14:56
PERUGIA - L'ex rettore dell'Univeristà per Stranieri di Perugia e attuale ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, è stata condannata dall Corte dei Conti dell'Umbria al pagamento di 9.187,50 euro (la richiesta dell'accusa era molto più elevata) per canoni  mai riscossi per la morosità di locali presi in affitto dall'Università per Srranieri e dati in subaffitto a una società che doveva occuparsi di attività culturali e ricreative in favore degli studenti dell'Università per Stranieri. Con la Giannini, per lo stesso importo è stata condannata l'allora direttore amministrativo dell'Ateneo, Paola Balsamo. Condannati dai magistrati contabili perugini  a pagare 3.901,63 euro ciascuono anche i membri del cda che ha preso le delibere contestate, Giuseppe Santoro (6.086,54 euro) e Paola Bianchi De Vecchi, Marcello Silvestrini, Giovanni Paciullo (oggi rettore della Stranieri), Anna Comodi, Rita Stoppini, Fabio Matarazzo, Lucio Ubertini, Franco Mezzanotte e Marina Bon di Valsassina e Madrisio.
Sulla vicenda Contrappunto (questo il nome del locale preso in affitto e poi subiattiftao dall'Università per Stranieri) seguita dalla Procura umbra della Corte dei Conti diretta da Antonio Giuseppone, interviene il rettore Giovanni Paciullo, condannato come membro del cda dalla Corte dei Conti «Continuo a ritenere- dice in una nota Paciullo-  che l’unanime decisione assunta dal Consiglio d’Amministrazione dell’Università per Stranieri di Perugia, su proposta dell’allora Rettore Giannini e parere favorevole del Direttore Amministrativo Paola Balsamo, fu dettata dalla necessità e urgenza di destinare agli studenti spazi in un immobile, per la restante parte, già di proprietà dell’Università per Stranieri. Pertanto la conseguente delibera con cui venne deciso di affittare i locali era pienamente legittima in relazione alle particolari esigenze di carattere pubblico e l’operato dei consiglieri, che unanimemente votarono, assente da colpa e per questo da me condiviso. Anche se, per quanto mi riguarda, il collegio giudicante ha di molto ridimensionato il presunto danno erariale rimodulando la somma a mio carico a 3.900 euro, mi accingo a ricorrere, riproponendo in sede di appello, le ragioni già rappresentate» 
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