Ceccano, rischio falde contaminate: il sindaco vieta l'uso dell'acqua dei pozzi vicini alla Viscolube. Il primo cittadino di Frosinone: «Provvedimento tardivo»

Lo stabilimento Viscolube
di Denise Compagnone
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Sabato 9 Aprile 2016, 14:54
Rischio falde acquifere contaminate: il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore ieri ha emesso un’ordinanza con cui vieta di attingere l’acqua per scopi potabili o per uso irriguo e zootecnico dai pozzi privati presenti in un raggio di 500 metri dallo stabilimento Viscolube. Un provvedimento (adottato facendo riferimento all’art. 50 del Tuel, che prevede che in caso di emergenze “di igiene pubblica il sindaco può adottare ordinanze urgenti”), che si è reso necessario nelle more dell’accertamento del reale stato di inquinamento: è per questo che il Comune procederà, tramite una ditta specializzata, ad analizzare alcuni campioni di acqua prelevati da 5 pozzi in zona. Ma da dove viene fuori quest’ordinanza? Lo spiega Caligiore nelle premesse facendo riferimento a una lettera di Arpa Lazio, datata 2 febbraio, che certifica che qualcosa nel processo di bonifica messo in atto da anni dalla Viscolube - una delle più importanti aziende di rigenerazione di oli usati in Italia -, rientrante tra i 128 siti contaminati della provincia, non sta andando come dovrebbe. «L’Arpa Lazio – si legge - ha ribadito che le analisi del sito Viscolube hanno evidenziato sul bacino di landfarming (ovvero sul terreno dove l’azienda sta effettuando la bonifica di terreni inquinati asportati dall’interno del sito industriale, tramite la tecnica “landfarming”, ndr), la concentrazione di “idrocarburi pesanti” maggiore del 368% rispetto al valore previsto e che nelle acque di falda è stata riscontrata elevata concentrazione di inquinanti sia nei pizometri nel sito che in quelli posti a valle idrogeologica della barriera idraulica, dimostrando l’inefficacia della barriera con conseguente diffusione della contaminazione all’esterno e grave rischio di inquinamento delle falde». Il sindaco l’11 marzo aveva scritto al Ministero dell’Ambiente e chiesto un intervento urgente. «A distanza di un mese – spiega il sindaco - non è pervenuta nessuna risposta e dunque lo scrivente ritiene doveroso intervenire». Quanto durerà il divieto? Dipenderà quell’esito delle analisi sulle acque di falda.
Lo stabilimento della Viscolube è situata esattamente al confine tra i territori dei comuni di Ceccano e Frosinone ma l’Amministrazione del capoluogo, ieri, ha affermato di non essere a conoscenza dei dati dell’Arpa. «Quando si è sparsa la voce della presenza dei rilievi – ha detto ieri il sindaco Nicola Ottaviani - abbiamo richiesto come Comune una copia formale degli accertamenti svolti e del perimetro delle zone interessate. Certo è che però, almeno quando si parla di ipotesi di inquinamento tra le aree di confine tra comuni, un minimo di collaborazione sarebbe opportuno». Che farà dunque il Comune? «Se dovesse risultare coinvolto anche Frosinone verranno immediatamente adottati provvedimenti interdittivi. Rimane un mistero il motivo per cui il Comune di Ceccano, pur avendo avuto la segnalazione dell’Arpa da due mesi, abbia trattato la richiesta di emissione di provvedimenti con estrema superficialità, senza comprendere la gravità della situazione. Il Ministero e la Regione hanno competenze diverse e più ampie ma i sindaci non possono far finta di non capire di cosa stiamo parlando, ritardando provvedimenti che devono essere immediati e tempestivi».
 
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