Il "Jobs act" di Hollande infiamma ancora la Francia. Migliaia di studenti e lavoratori sono scesi in piazza contro la riforma che vorrebbe rendere flessibili le regole per le imprese e che il governo ha già corretto per andare incontro ai sindacati. Ma i manifestanti ne chiedono il puro e semplice ritiro, proprio come è capitato ieri con la proposta di revoca della nazionalità per i terroristi. Per il presidente Francois Hollande e il suo primo ministro, Manuel Valls, sarebbe un'ennesima, insopportabile disfatta.
Anni luce, come di consueto, passano fra le cifre fornite dalla prefettura e quelle dei sindacati: 390.000 in tutta la Francia i partecipanti ai cortei, comunque il doppio della prima giornata di manifestazioni, il 9 marzo; un milione e 200mila per gli organizzatori. I dati convergono, invece, sui tafferugli che hanno macchiato la fine delle manifestazioni a Parigi, Rennes, Nantes, Tolosa e Grenoble: 13 poliziotti hanno riportato ferite per il lancio di sassi e altri oggetti, un centinaio di persone sono state fermate. Sullo sfondo, giovedì nero per chi non scioperava: una metropolitana su 4 a Parigi e banlieue, treni a singhiozzo, uffici pubblici con poco personale, licei bloccati o addirittura chiusi spontaneamente dai presidi, voli annullati (il 20% a Orly) o ritardati.Questa mattina, si contavano 650 chilometri di code in totale, una situazione che ricordava da vicino le giornate da «bollino rosso» per l'inizio delle vacanze. Bloccati i porti di Le Havre e Rouen, interrotto da manifestanti il ponte di Normandia che unisce Honfleur a Le Havre. Spenta e chiusa ai turisti anche la Tour Eiffel per l'agitazione del personale. Mobilitazione ritenuta «un successo», quindi, nonostante il fronte sindacale - come non ha mancato di sottolineare Myriam El Khomri, ministro del Lavoro che ha messo la firma sotto il contestato progetto di legge - non sia più compatto. Se Force Ouvriere e CGT continuano a chiedere che la riforma sia semplicemente ritirata, la terza organizzazione importante, CFDT, non è più ostile dopo le modifiche apportate dal governo. «Sono all'ascolto delle preoccupazioni dei giovani - ha detto la El Khomri - ma questa è una legge necessaria e giusta», e soprattutto «non introduce nuove possibilità di licenziamento».
Per Valls, è una riforma «intelligente, audace e necessaria». Al di là della situazione sempre particolarmente tesa con gli studenti liceali - oggi è stato arrestato il poliziotto colpevole di pestaggio di un quindicenne la settimana scorsa - l'impressione è che si vada verso un braccio di ferro, con i sindacati che vogliono pesare il più possibile in queste settimane, prima dell'inizio del dibattito in parlamento, il 3 maggio. Infatti, a fine giornata è già stata diffusa la data del prossimo, probabile, appuntamento in piazza, il 5 aprile.