Haiti, violenze e saccheggi: sospeso il ballottaggio per il nuovo presidente

Haiti, violenze e saccheggi: sospeso il ballottaggio per il nuovo presidente
di Ida Artiaco
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Sabato 23 Gennaio 2016, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 14:34
L’isola di Haiti è nel caos. A causa delle proteste dell’opposizione, è stato rinviato il ballottaggio per l’elezione del nuovo presidente, che si sarebbe dovuto svolgere domani. Nelle strade della Capitale Port-au-Prince si è scatenata la rabbia dei cittadini che hanno chiesto le dimissioni immediate dell’attuale capo dello Stato Michel Martelly. La settimana elettorale si era aperta con una imponente manifestazione, caratterizzata da scontri, lanci di pietre contro edifici e veicoli, e saccheggi: i residenti che sono scesi in piazza hanno chiesto la sostituzione dell'attuale governo con un esecutivo di transizione per organizzare un nuovo scrutinio. Numerosi i feriti, anche se non se ne conosce il bilancio preciso.

Secondo i manifestanti, il primo turno elettorale, che aveva visto la partecipazione, lo scorso 25 ottobre, soltanto di un terzo degli aventi diritto al voto, sarebbe stato costellato di brogli. Da qui la decisione del candidato dell’opposizione, Jude Celestin, di rinunciare a presentarsi alle urne il 24 gennaio contro Jovenel Moise, considerato il fantoccio del Presidente uscente e uomo forte del Paese. Il ballottaggio, previsto inizialmente a fine dicembre, era già stato rimandato dalla Commissione elettorale. E la decisione di posticiparlo ancora ha aumentato la tensione nel Paese sudamericano.

Ancora non è stata stabilita la nuova data del voto, ma di certo bisognerà prima risolvere la situazione che diventa ora dopo ora sempre più violenta. Le scuole che avrebbero dovuto ospitare le urne sono state incendiate e il materiale elettorale è stato sequestrato da uomini armati e dirottato in un paese al confine. Molti manifestanti hanno invaso le strade della Capitale per festeggiare il rinvio del ballottaggio. Gruppi costituti in larga parte da giovani si sono recati a Petionville, uno dei quartieri più ricchi della città, dove hanno rotto le finestre delle abitazioni e lanciato pietre contro la polizia.

Questa situazione esplosiva è in realtà il frutto di un decennio di attività politica instabile che ha gettato il Paese, che conta ad oggi quasi dieci milioni di abitanti, nel caos, complice anche la comunità internazionale. Secondo Celestin, «questa non è una elezione ma una selezione manipolata gli Stati Uniti e dagli altri governi stranieri che controllano Haiti». Il presidente attuale, Martelly, che dovrebbe governare almeno fino al prossimo 7 febbraio secondo quanto stabilito dalla Costituzione, ha invece accusato l’opposizione di forzare la mano nella direzione di un governo di transizione per prendere definitivamente il controllo dell’esecutivo.

Non c’è pace per gli abitanti di Haiti. Solo qualche giorno fa avevano ricordato le vittime del terribile terremoto che esattamente sei anni fa aveva provocato 230mila vittime accertate e lasciato senza casa più di un milione di persone. Il problema più urgente resta la povertà: secondo una recente indagine la Repubblica haitiana è il paese meno ricco dell’America Latina, con il 70% delle entrate della Nazione nella mani del 10% della popolazione, mentre due haitiani su tre vivono con meno di due dollari al giorno.


 
 
 
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