Usa, si chiama Isis: azienda farmaceutica costretta a cambiare nome

Il logo dell'azienda farmaceutica Isis
di Giacomo Perra
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Domenica 20 Dicembre 2015, 16:34
“Nomen omen”, dicevano i latini. Tradotto, un nome un destino. Che di questi tempi per chi ha la sventura di condividere parte del proprio appellativo con un manipolo di spietati tagliagole non si prospetta proprio tutto rose e fiori. Non stupisce allora che la Isis Pharmaceuticals, un’azienda farmaceutica americana, per scacciare pericolosi equivoci e non perdere il sostegno di clienti e potenziali azionisti, abbia appena deciso di modificare la prima porzione della sua intestazione e di sostituirla con un termine più neutro e rassicurante: Ionis.

“Abbiamo deciso di cambiare il nome della società perché, quando la gente lo vede o sente, vogliamo che pensi ai farmaci salvavita che stiamo sviluppando", ha affermato in una nota Lynne Parshall, chief operating officer dell’impresa statunitense, che da martedì prossimo sarà quotata a Wall Street. “Il nostro obiettivo è quello di creare medicinali in grado di salvare la vita dei pazienti, e noi siamo orgogliosi di essere in prima linea nella creazione di farmaci innovativi”.

Diversamente, in ditta non andavano assolutamente fieri della loro vecchia denominazione, la stessa (almeno per ciò che concerne la metà iniziale) di un’ingegnere di San Francisco, tal Isis Anchalee, che, al contrario, di rinnegare le sue origini non ne ha voluto proprio sapere: “Non cambio il mio nome, mi chiamo Iside come la dea, e non sono una terrorista”, si era sfogata su Twitter la donna, che, in seguito agli attentati di Parigi dello scorso 13 novembre, si era vista chiudere il proprio account Facebook, poi subito riattivato.

Molto peggio, invece, è andata ad un altro Isis, il povero e dolce labrador protagonista della popolare serie tv Downton Abbey, scomparso dalle scene, pare, proprio a causa dell’imbarazzante omonimia. A sostenerlo, numerosi fan del serial, una versione seccamente smentita dai produttori, secondo cui la morte televisiva del cane non avrebbe avuto niente a che fare col suo ingombrante appellativo. A chi dobbiamo credere?