Rugby Side
di Paolo Ricci Bitti

Scarpe bullonate sull'auto blu del Primo ministro

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Venerdì 7 Febbraio 2014, 23:54 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 12:25
Lampeggianti, sirene e quattro motociclisti, sfreccia l'auto blu di Enrico Letta: a bordo, sul sedile posteriore, come si conviene a una personalità, solo un paio di scarpe bullonate. Fra pochi minuti comincia Italia-Germania all'Olimpico e il premier ha messo la  sua vettura a disposizione per aiutare Daniele De Rossi a cui hanno appena rubato le scarpette su misura: l'unico altro paio era a Trigoria, non c'era tempo da perdere. Fantascienza, anche per l'onnipotente calcio italico. Realtà nel rugby a Parigi: nel '77 Bastiat e Imbernon (piedoni da 47 e
mezzo) giocarono contro il Galles nell'allora 5 Nazioni solo
perché il premier, Raymond Barre, non esitò a prestare
auto e scorta per recuperare all'ultimo istante le loro scarpe da gioco di riserva. Affare di Stato, non di rugby: e in Parlamento nessuno strillò interrogazioni.

E' una roba seria, il rugby, per i francesi. Dopo il
calcio, mica potevano accettare la supremazia
anglosassone anche nella palla ovale. Creativi contro
creatini, fantasia latina contro muscoli britannici, i
galli hanno recuperato in fretta mezzo secolo di ritardo
rispetto agli inventori del gioco. La via bleus al rugby
aggiunge alla forza e all'aggressività l'imprevedibilità e la
voglia di osare per lo spettacolo che mai scatterebbe
nei quadrati cervelli made in England. Rugby-champagne,
lo chiamano. La nazionale debutta solo nel 1906, ma già
nel 1892 un arbitro di rugby, Pierre de Coubertin,
premia con lo Scudo di Brenno il Racing di Parigi, primo
campione di Francia. Il padre delle Olimpiadi moderne
aveva visitato la città di Rugby assorbendo il messaggio
di quello sport obbligatorio nei college: già che c'era
s'impadronì senza scrupoli anche del sermone di un
vescovo anglicano: l'importante è partecipare. Ideale
tuttavia solo di carta pure per i francesi che, dopo aver
cantato la Marsigliese, di perdere non ne vogliono mai
sapere, come raccontava nelle sue cronache ovali Albert
Camus: qualche giornale gli dava spazio, ma il premio
Nobel '57 per la letteratura fu crucciato tutta la vita
dal rifiuto del quotidiano L'Equipe che non gli concesse
una rubrichetta. E' una cosa seria, le rugby.


 
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