Lampi
di Riccardo De Palo

La maschera della ribellione

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Sabato 8 Giugno 2013, 19:03
In questi mesi è difficile imbattersi in una manifestazione del tutto priva di maschere di Guy Fawkes. Si tratta di un viso di uomo dal profilo affilato, con baffi e pizzetto, dal ghigno enigmatico. Difficile da ignorare. Comparso dapprima nei siti che celebrano le imprese degli hacker di Anonymous e che inneggiano a Julian Assange e Wikileaks, questo volto è diventato presto anche il simbolo dei rivoluzionari di tutto il mondo, è diventato la bandiera degli indignados spagnoli e degli attivisti di Occupy Wall Street. Oggi ha praticamente rimpiazzato l’altra classica icona del dissenso, l’ormai  vetusto Che Guevara. La maschera in questione è risultata la più venduta attraverso i siti online (in primis, Amazon) ed è disponibile ormai dappertutto, come notava qualche tempo fa il New York Times. Le fattezze ritratte sono quelle di un personaggio realmente esistito, il rivoluzionario cattolico che voleva far saltare in aria Westminster assieme all’intera corte di re Giacomo I, il successore di Elisabetta, nel 1604. Si tratta della celebre congiura delle polveri, ordita dai cattolici contro il sovrano protestante giunto dalla Scozia. Fawkes fu arrestato, torturato e giustiziato assieme agli altri congiurati. Da allora, ogni 5 novembre, i sudditi di Sua Maestà ricordano quell’evento che avrebbe potuto cancellare la monarchia britannica, con fiaccole e filastrocche per bambini.

La maschera era stata utilizzata per la prima volta in un fumetto di Alan Moore e David Lloyd, adattato per il grande schermo dai fratelli Wachowski (anzi, bisognerebbe dire fratello e sorella, perché uno dei due ha di recente cambiato sesso), i geniali autori di Matrix.

Una specie di 1984 con tanto di Grande Fratello e cospiratore che cerca (e riesce) a far saltare in aria per davvero la Camera dei Comuni di Londra, per rovesciare un regime dittatoriale. Poiché il film è targato Time Warner, ogni volta che si acquista la maschera una percentuale va a questa grande società editoriale americana, in ragione di diritti d’autore. Un particolare, questo, che dovrebbe far riflettere chi scende in strada a protestare contro lo “strapotere delle multinazionali”.

Poiché le mode ormai diventano virali in breve tempo, la maschera di Fawkes (o di V per Vendetta) sono apparse di recente nelle proteste indette in Turchia, ma anche nella lontana Malaysia, dove si sono viste donne con velo integrale e maschera. La costrizione e il simbolo della ribellione si sono così unite in una unica immagine. L’Arabia Saudita, sempre molto repressiva in materia di diritti umani, è arrivata a vietare le maschere di Fawkes perché inciterebbero “alla violenza”, secondo i custodi dell’ortodossia. Difficile ignorare la potenza esplosiva di un’icona del genere. «Dietro questa maschera c’è un’idea - dice l’attore Hugo Weaving in una scena chiave del film - e le idee sono a prova di proiettile».
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