Corri Italia, corri
di Luca Cifoni

La leggenda del cambio lira/euro

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Venerdì 30 Settembre 2011, 12:30
Secondo indiscrezioni poi definite non vere da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio durante una cena avrebbe rivendicato il merito di aver salvato l'Italia dal default "preparato da Romano Prodi quando accettò il cambio lira-euro". La smentita imporrebbe di cancellare tutto dal verbale; ma l'idea secondo cui il tasso di cambio sbagliato sia una specie di peccato originale per il nostro Paese è diffusa e viene tuttora ripetuta, in rete e non solo. Tipicamente, prende la forma: "Sì, è stato giusto entrare nell'euro, ma lo abbiamo fatto alle condizioni sbagliate". Chi sostiene questa tesi però dovrebbe anche spiegare quale sarebbe stato, a suo avviso, il tasso di cambio corretto. Su questo punto i detrattori sono meno espliciti. Qualcuno sostiene che sarebbe stato più giusto entrare - diciamo - a 1.500 lire per un euro (invece che 1936,27). In questo modo, si argomenta, l'effetto sui prezzi sarebbe stato minore. Il nesso con l'inflazione non è del tutto chiaro, mentre è abbastanza evidente che una simile super-lira avrebbe completamente spiazzato le imprese italiane esportatrici: gli altri governi europei ne sarebbero stati ben felici, e dunque non ha senso l'eventuale accusa di aver "accettato" un cambio più favorevole per l'export. Al contrario, si può argomentare che occorreva puntare i piedi, insistere per strappare una lira ancora più svalutata. Però la storia ci racconta che la trattativa fu condotta in una situazione particolare. L'Italia era riuscita - contro le previsioni - a qualificarsi per l'ingresso nella moneta unica grazie ad alcune considerazioni geo-economiche della leadership tedesca, agli sforzi fatti per il risanamento ed alla reputazione personale di Carlo Azeglio Ciampi. Chi dice che si poteva ottenere di più, dovrebbe chiedersi se negli anni successivi la credibilità del nostro Paese sia cresciuta o diminuita rispetto a quella fase.
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