Putin, dagli esordi alla scalata al potere: il nuovo libro di Sangiuliano

Putin, dagli esordi alla scalata al potere: il nuovo libro di Sangiuliano
di Sabrina Quartieri
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Sabato 21 Novembre 2015, 10:25 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 14:51

Dalla sua infanzia a Leningrado, alle aspirazioni di un ragazzo che sceglie di arruolarsi nell’onnipotente servizio segreto sovietico, fino a diventare “l’uomo più potente del mondo”, secondo la rivista “Forbes”.

La biografia di Vladimir Putin, a firma del giornalista e scrittore Gennaro Sangiuliano, racconta di una straordinaria avventura umana e politica, ripercorrendo le tappe più significative della vita del presidente della Federazione Russa. Con il saggio “Putin. Vita di uno zar”, edito da Mondadori, l’autore si interroga su chi sia davvero questo personaggio enigmatico e complesso, che comunque, nel bene e nel male, sarà ricordato per aver segnato un’epoca della politica internazionale. Un protagonista chiave del nostro tempo, spesso criticabile per manifestazioni di autocrazia, la cui storia, mai narrata compiutamente fino ad ora, viene svelata attraverso fitti misteri che si fondono con elementi d’introspezione psicologica.

A partire dall’infanzia di Putin, che nasce a Leningrado (oggi San Pietroburgo) nel 1952, quando in URSS è ancora al potere Stalin.

La sua è una famiglia di condizioni relativamente modeste: il padre è operaio specializzato, la madre presta servizio nella sede di un comando navale. Abitano in una kommunalka, una casa collettiva condivisa da più nuclei familiari. Biondiccio, piccolo di statura, esile di corporatura ma dotato di grande determinazione, "Volodja" cresce in piena Guerra Fredda: a dodici anni legge “Lo scudo e la spada”, bestseller che racconta le avventure di una spia sovietica (da queste suggestioni adolescenziali nasce poi la determinazione di arruolarsi nel KGB).

L’aspirazione di un ragazzo diventerà realtà negli anni successivi. Dopo la laurea in diritto internazionale, il matrimonio con la moglie Ljudmila nel 1983 e gli anni trascorsi a Dresda, nella DDR, la sua ascesa è rapida quanto sorprendente: già vicesindaco di Leningrado, dopo il crollo del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietica, Putin diventa direttore dell’FSB (ex KGB), poi primo ministro della Federazione Russa, quindi presidente, per la prima volta, dopo le elezioni del 2000, succedendo a Boris Eltsin.

La narrazione giornalistica riguardante il leader russo ha spesso risentito di stereotipi, di valutazioni superficiali, prive di riscontri sul piano storiografico. Il personaggio, invece, e il successo di Putin non possono essere disgiunti dalla storia passata e recente della Russia, dai settant’anni di comunismo sovietico, dalla caotica fase di dissoluzione dell’Impero, dal pericolo del riemergere di antichi nazionalismi etnici.

La fine degli anni Novanta, gli ultimi della stagione di Boris Eltsin, sono segnati dal caos, dalla frantumazione del potere nelle mani di ambiziosi oligarchi locali, dalla pericolosa divisione dell’arsenale atomico, dalla catastrofe sociale e morale. Eltsin è in preda all’alcolismo, a una salute precaria, manipolato da un famelico clan familiare. La Russia ha bisogno di un leader forte, radicato nell'anima profonda del Paese e nelle sue peculiarità sociopolitiche. In realtà, il successo di Putin deriva dalla sua capacità di gestire sfide impegnative e drammatiche, come la guerra in Cecenia, un sistema economico da riconvertire al capitalismo, la diffusa crisi sociale e morale.

In quindici anni di potere a Putin si riconoscono importanti successi come la crescita economica e la riappropriazione delle risorse energetiche da parte dello Stato, ma allo stesso tempo gli si contesta uno stile di governo autocratico, lontano da una democrazia liberale. Alla sua gestione del potere vengono anche ricondotti fatti di straordinaria gravità, con responsabilità peraltro mai provate. Solo il tempo e la storia ci diranno chi è stato davvero Putin. Oggi, intanto, secondo l’autore, questo leader è riuscito a restituire ai cittadini russi un’identità in cui molti di loro si riescono a riconosere: essa tiene insieme lo stemma e il nastrino zarista, l’inno sovietico con la vecchia musica e nuove parole, la bandiera che ricorda un breve periodo democratico.

Pezzi di storia, una volta antitetici, messi insieme. Un’operazione alla quale i politologi russi hanno dato il nome di “rinascimento nazionale e tradizionale”. Il saggio di Sangiuliano – pubblicato a ridosso degli ultimi avvenimenti di politica internazionale, dalla discussa annessione della Crimea all'offensiva dell'aviazione russa sui cieli siriani contro l'oscurantismo fondamentalista dell'Isis – si arricchisce, pagina dopo pagina, di ipotesi interpretative fondate su una solida ricognizione delle fonti e ci aiuta a capire qualcosa di più del nostro presente.

Gennaro Sangiuliano “Putin. Vita di uno zar” (Mondadori, pagg. 279, euro 22)