Estate troppo calda? Le vacanze si fanno in miniera: in Slovenia giacimento a mille gradini di profondità

Estate troppo calda? Le vacanze si fanno in miniera: in Slovenia giacimento a mille gradini di profondità
di Luisa Mosello
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Martedì 14 Luglio 2015, 16:41 - Ultimo aggiornamento: 16 Luglio, 10:19

Meglio che lavorare in miniera? Andarci in vacanza. Ovvero: quando il caldo si fa sentire, andare sottozero scendendo nelle viscere della terra é una buona - e fresca - idea.

Non occorre raggiungere l'altra parte del pianeta, basta oltrepassare l'Adriatico e arrivare in Slovenia. Senza per forza fermarsi sulla costa e sostare nelle tante terme che strizzano l'occhio ai viaggiatori in cerca di refrigerio e benessere. Ancora qualche chilometro in più e si è nel cuore di un Paese ancora vergine per i grandi flussi turistici e per questo con tonnellate di fascino da...estrarre. Tanto verde, tanti boschi, tanta natura ed ecco Idrija, cittadina che a vederla così di primo acchito sembra una delicata cartolina con quelle finestre ricamate di merletti di cui é orgogliosa produttrice a livello mondiale. Dal tombolo al mercurio il passo non é proprio così breve ma qui é immediato, o quasi. Basta fare mille scalini e ci si ritrova a cento metri laggiù, dentro e ancora dentro la terra, dove il freddo é denso e penetrante e fa dimenticare all'istante il caldo che fa là fuori, all'aria aperta. In questo chiuso, avvolgente, totale, il contrasto con l'estate piena e bollente é palpabile come una doccia freddissima che invade tutta Galleria di Antonio ( Antonijev Rov) chiamata così per onorare il santo protettore dei minatori. Qui oggi si può andare alla scoperta del loro mondo senza luce, fatto di fatica e coraggio con cui scavarono circa 700 chilometri di cunicoli, alcuni a ben 400 metri di profondità per trovare il mercurio sia nella forma liquida che come minerale di cinabro (più di centomila tonnellate).

La visita guidata si compie come fosse una sorta di iniziazione ai segreti e ai misteri del dentro, del sotto, in un silenzio fondo rotto dai rumori sordi dei macchinari usati per l'estrazione del metallo. Si scende equipaggiati a dovere, con tanto di elmetto di sicurezza e pesante giacca a vento perché i gradi scendono anch'essi e di molto (intorno ai sette, otto). E si segue a piedi, in un gruppo di massimo sei persone e in fila indiana, la guida, ex minatore che qui ci lavorò fino alla chiusura, una ventina di anni fa. Gli spazi sono stretti, corridoi umidi che a tratti si gonfiano leggermente per dar spazio a qualche antro, a qualche stanzino scavato nella pietra per dar modo ai lavoratori di fermarsi a riprendere quel fiato tolto dall'andirvieni senza tregua, mangiare un tozzo di pane, o tornare a scaricare i materiali rapiti alla cava, conquistati e trasportati a fatica come trofei. Camminare qui sotto é un po' come fare un viaggio, una maratona, anzi uno slalom fra tante, diverse emozioni e sensazioni. Quando si entra dal pozzo di ingresso c'é attesa, poi meraviglia, stupore, e ancora a tratti paura, stanchezza, senso di oppressione e poi voglia di luce.

Quando si esce dopo circa un ora, sollievo, senso di benessere ma anche un ricordo nitido di qualcosa di atavico, di una cavità ancestrale che appartiene a lei, alla Madre Terra, quindi all'origine, alla nascita.

Di acque più o meno primordiali parla anche la leggenda, secondo la quale un artigiano dopo aver immerso un mastello nel ruscello nel sollevarlo quasi non riuscì a spostarlo. Dentro c'era il prezioso metallo liquido tanto spesso da far galleggiare come sughero anche un pezzo di ferro. La scoperta vera e propria risale alla fine del 1400, le escavazioni iniziarono qualche anno più avanti e continuarono ininterrottamente per cinque secoli prima di venire interrotte una ventina di anni fa. Idrija festeggia ancora una data storica per la Slovenia: il 22 giugno del 1508 quando si trovò la roccia con la più alta concentrazione di cinabro, proprio vicino alla Galleria di Antonio, sotto alla città. Nel luogo esatto dove il "mastellaro" scoprì questo giacimento invece fu costruita la chiesa della Santissima Trinità rigorosamente con i colori tipici dei minatori: rosso come simbolo della passione nel senso più concreto del termine, oro e argento come i materiali più preziosi. Poi c'é la piazza che al tempo ospitava l'orologio dei minatori ovvero la campana di Santa Barbara: suonava ogni notte alle tre per svegliare gli operai che iniziavano i turni prima dell'alba, alle quattro. E immancabile il castello dal nome austero, Gewerkenegg, costruito alla metà del 1500: per secoli sede amministrativa della miniera ci abitava il direttore dei lavori, trattato proprio come fosse un re. Non dell'acciaio ma del mercurio. Oggi ospita il museo civico dedicato alla miniera e anche all'altro fiore all'occhiello, letteralmente parlando, ovvero il merletto. Che con la sua delicatezza sembra stridere con la durezza del lavoro sottoterra e invece é un naturale proseguimento dell'attesa, quella delle donne che aspettavano i loro uomini ingannando, anzi tessendo il tempo, fra centrini, cuffie, coperte lavorate a tombolo. Ora ci sono anche le creazioni alla moda e i gioielli tessili e tutte le bambine possono imparare questa antichissima arte nelle scuole della città. Che fu la prima in Slovenia ad avere un liceo nel 1901 e ospitò alle elementari anche Pier Paolo Pasolini quando il padre fu trasferito negli anni Trenta in quello che all'epoca era Regno d'Italia. Un teatro della Grande Guerra e uno scrigno di tesori spesso invisibili agli occhi di un turista frettoloso ma svelati a chi vuole scendere in profondità. Realmente. Luisa Mosello www.slovenia.info

IN ITALIA

Indicazioni per i MINIERABONDI alla ricerca del giacimento ritrovato in Sardegna. Nel Parco Geominerario del Sulcis Iglesiente dichiarato Patrimonio Unesco, uno dei più estesi d'Italia con una superficie di circa 3500, i siti visitabili sono quelli di Monteponi, Montevecchio, Porto Flavia e Bugerru. Il sito di Serbariu, attivo dal 1937 al 1964, é stato trasformato nel Museo della cultura del carbone che comprende anche i locali della lampisteria (il deposito delle lampade), la galleria sotterranea e la sala argani (macchinari usati per sollevare e trascinare pesi). O In Piemonte nella Valle Anzasca, una delle zone italiane più ricche d'oro, dove le acque confluiscono nel fiume Ticino, c'é la miniera d'oro della Guia. Nella frazione Borca di Macugnaga dal 1710 é una delle poche in Europa ad essere aperta al pubblico. La visita guidata accompagna nel percorso naturalistico di grotte, cunicoli e gallerie, dura 40 minuti ed è accessibile anche a persone disabili su sedia a rotelle. O In Sicilia in provincia di Caltanissetta la miniera Trabia-Tallarita rappresenta il più grande sito minerario di zolfo attivo nel secolo scorso e già creato nel 1730. Recuperata in parte come museo e in parte come struttura ricettiva presenta integrati nel paesaggio mediterraneo i luoghi più affascinanti e i più vissuti: pozzi, gallerie e il grande edificio dove veniva lavorato il tesoro della zolfara nissena.

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