Roma, bimbo morto in metro, lo strazio della madre: «Marco era vicino a me, poi è sparito nel vuoto»

Roma, bimbo morto in metro, lo strazio della madre: «Marco era vicino a me, poi è sparito nel vuoto»
di Marco De Risi e Maria Lombardi
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Venerdì 10 Luglio 2015, 10:06 - Ultimo aggiornamento: 11:12
Francesca Giudice è rimasta inginocchiata per ore sull'orlo di quel precipizio, tra il ballatoio dell'ascensore che si era bloccato e il vuoto che aveva inghiottito il piccolo Marco. E ha ripetuto come una litania che lui era lì, accanto a lei, fino a quando i tecnico della stazione non ha aperto la porta dell'ascensore bloccato: «E poi, un attimo dopo, era scomparso nel nulla, nel buio, non so dove».



Francesca Giudice non ha saputo dire di più per tutto il pomeriggio agli uomini del reparto operativo dei Carabinieri che l'hanno sostenuta. E ha aggiunto pochi dettagli durante la notte, quando è stata interrogata in una caserma sulla Tuscolana, con il sostegno di una psicologa e il marito, anche lui distrutto, fuori dalla porta. Ha spiegato che nell'ascensore era sola con il bambino, che c'era caldo, che il blocco improvviso dell'ascensore l'aveva spaventata, che voleva riportare Marco all'aria aperta. Poi è crollata di nuovo.



GLI INDAGATI

Pierfilippo Laviani, il magistrato incaricato dell'inchiesta, ha iscritto il tecnico della stazione del registro degli indagati per il reato di omicidio colposo ma non è riuscito a interrogarlo. Si è sentito male anche lui; è stato ricoverato in stato di choc, sarà interrogato oggi. A inchiodarlo, per ora, ci sono le dichiarazioni a caldo dell'assessore dimissionario Improta: «Si è trattato di una manovra che non è prevista dai protocolli, un eccesso di generosità che ha provocato una tragedia».



Sono passate da poco le 17, Francesca Giudice, 43 anni, con il figlioletto entrano nell'ascensore della stazione della metropolitana della linea A Furio Camillo. Le porte si chiudono, Francesca e Marco scendono per qualche metro ma l'ascensore si blocca. «Aiutateci, siamo rimasti dentro» grida disperata Francesca che suona subito l'allarme. In aiuto arriva un addetto dell'Atac, non potrebbe intervenire, dovrebbe aspettare gli esperti della manutenzione, gli unici abilitati a effettuare manovre di emergenza. Solo qualche minuto e sarebbe arrivato un operaio esperto. Ma l'uomo prova comunque a liberare la mamma e il bimbo che intanto piange, spaventato. L'operatore dell'Atac sale dentro un ascensore di servizio, parallelo a quello usato dai passeggeri, raggiunge il vano dove si trovano Marco e Francesca, il piccolo sembra si sia alzato dal passeggino: l'operatore apre una porticina che collega i due ascensori. Poi la tragedia.



LA STAZIONE CHIUSA

Dall'altoparlante si chiede a tutti di abbandonare la stazione.
Francesca è rimasta accanto al corpicino del figlio per ore. Poco dopo l'arrivo del papà, Giovanni Grandefronte, commesso in una libreria del centro. Sul posto i carabinieri della compagnia Piazza Dante che hanno ascoltato per ore l'addetto dell'Atac, indagato per omicidio colposo. Il sindaco Ignazio Marino è rimasto dentro la stazione insieme a Giovanni e Francesca. All'uscita è stato duramente contestato da centinaia di persone. «Buffone, buffone» ha gridato la folla inseguendolo in strada. «Siamo davanti a una tragedia che riguarda tutta Roma. Ho deciso di proclamare il lutto cittadino per il giorno dei funerali» commenterà più tardi su Twitter. Per ore nel quartiere non si parlerà di altro, del piccolo Marco inghiottito dalla tromba dell'ascensore, dei continui guasti sulla metropolitana, degli elevatori così spesso rotti.
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