Mafia capitale, sui conti esteri di Odevaine il fiume di soldi delle coop

Mafia capitale, sui conti esteri di Odevaine il fiume di soldi delle coop
di Valentina Errante
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Venerdì 12 Giugno 2015, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 10:59

Dalla Fondazione Integra/Azione, con la quale organizzava corsi di formazione per incassare le mazzette, alle coop, attraverso le quali prendeva commesse nei centri di accoglienza, fino all’interessamento al mega appalto da un miliardo e 200 milioni di euro della Regione Lazio. La girandola di affari di Luca Odevaine arriva in Costa Rica, Venezuela, Cuba, Miami, passando per la Svizzera e Londra. Il procuratore aggiunto Michele Prestipino e i pm Giuseppe Cascini, Paolo Ielo e Luca Tescaroli stanno ancora lavorando sugli accertamenti bancari a carico dell’ex componente del Tavolo di coordinamento nazionale per i rifugiati.

SOCIETA’, FIDUCIARIE E CONTI

Si parte dalla Fondazione Integra/Azione, quartier generale di Odevaine, per i carabinieri «il fulcro di tutte le sue iniziative imprenditoriali ed economiche». E’ nella sede romana che i militari hanno captato le conversazioni diventate elemento di accusa. La Fondazione, per i pm, era lo strumento creato da Odevaine per inserirsi nel mondo dei servizi di assistenza ai centri di accoglienza e incassare le mazzette dalle coop alle quali garantiva gli appalti. Come ”La Cascina”, vicina a Cl, e ”Eriches 29”, di Mafia capitale. Nel lungo elenco di dipendenti si va dalla badante della madre di Odevaine a Filippo Caputo, figlio di Dario, direttore segreteria tecnico amministrativa per la gestione dei fondi comunitari e dei Pon. «E’ verosimile - scrivono i militari - che sia uno dei soggetti cui Odevaine farà riferimento quale giustificazione alle sue richieste di denaro ai gruppi imprenditoriali».

E infatti Odevaine afferma: «Sono soldi che vanno a pagare le spese, perché c’abbiamo le figlie dei dipendenti del ministero; mi pare che quello non ce lo accolliamo più il figlio di Dario, avevamo stabilito: loro mi davano su Mineo 10.000 euro al mese come contributo, anche perché qui c’ho assunta qualche persona, figli de dipendenti del ministero».

Odevaine incassava attraverso corsi di formazione dal Dipartimento della protezione civile come dal centro d’accoglienza di Mineo.

Identica dinamica per i seminari di aggiornamento professionale presso il Cara di Castelnuovo di Porto. Ma ci sono anche le coop Abitus e Percorso, che ottenevano direttamente le commesse. Poi l’immobiliare ”Re Luca” e ”L’Oliveto import/export” e le fiduciarie ”Corfiser international finance” e l’”International corporation” di Miami, che da Abitus e Odevaine ricevevano i bonifici. E i conti: dalla Confederato banco commercial Paraguaschi al Banco national de Costa Rica.

L’APPALTO MULTISERVIZI

L’attenzione si concentra ora sull’appalto Multiservizi tecnologico da un miliardo e 200milioni di euro della Regione, come per il Cup, poi parzialmente affidato alla cupola di Carminati, il capo di gabinetto di Nicola Zingaretti aveva cambiato in corner la commissione. I sospetti si addensano anche su Odevaine che nel marzo 2014: «Gli ho parlato di una gara che sta cominciando a predisporre. Una roba che vale un miliardo e 300 milioni di euro, roba grossa, divisa in otto lotti. La fa la Regione, l'oggetto è una specie di global service su tutte le strutture sanitarie».

Aggiunge il Ros: «L'indagato, che proprio grazie alle sue riconosciute capacità di pubbliche relazioni nell'ambito istituzionale, era stato investito della richiesta di verificare la possibilità di coagulare aziende interessate alla costituzione di associazioni finalizzate all'acquisizione della commessa, dice: «A me mi ha interessato a questa cosa Manutencoop, perché sanno che lavoravo con Zingaretti». Poi spiega come la gestione della gara fosse nelle mani di Venafro, al quale l'indagato assicurava di poter arrivare attraverso la mediazione di Goffredo Bettini. «A Maurizio che non può non fare...quello che Goffredo gli dice di fare lo fa. Maurizio è lì perché Zingaretti non se lo voleva portare appresso in Regione, è lì solo perché Goffredo glielo ha imposto».

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