Lo studio prende in esame i trattamenti con decorrenza dal 2010 al 2015: il 90 per cento si riferisce a dipendenti che hanno lasciato il servizio entro i 57 anni. Fino a quell’età gli importi risultano in media quasi doppi rispetto a quelli ricalcolati con il contributivo. E l’istituto fa alcuni esempi. Un dirigente di prefettura andato in pensione a 60 anni nel 2010 ha oggi una pensione mensile lorda di 6.450 euro, ma con il contributivo avrebbe diritto solo a circa metà di questa somma, ovvero 3.290 euro. Stessa proporzione per un ufficiale di Marina uscito dal servizio a 52 anni (passerebbe da 5.730 a 2.750 euro) e per un sottufficiale andato in pensione a 54 anni, che dovrebbe scendere da 3.030 a 1.520 euro.
I COEFFICIENTI
Il ricalcolo può apparire drastico, ma l’Inps fa notare che in realtà sono stati usati parametri relativamente favorevoli: infatti il coefficiente di trasformazione relativo all’età di 57 anni (il più basso previsto dalla legge) è stato applicato anche a coloro che hanno lasciato il servizio prima, con conseguente aumento della pensione teorica. Vengono anche riepilogate le condizioni più favorevoli su cui possono fare affidamento gli appartenenti ai comparti difesa, sicurezza e soccorso pubblico. L’accesso alla pensione di vecchiaia avviene ad un’età più bassa, mentre in pensione di anzianità, con 35 anni di contributi, si può andare a 57 anni e 3 mesi (53 fino al 2011). Ci sono poi maggiorazioni contributive, per un massimo di cinque anni, per situazioni come l’impiego operativo o il sevizio di confine. Queste regole particolari non sono state sostanzialmente toccate dalla riforma Fornero, che rinviava ad un regolamento di armonizzazione finora mai emanato.
L’interpretazione dei dati è stata contestata dal sindacato di polizia Siulp: «Non c’è nessun privilegio per i poliziotti» ha commentato il segretario Felice Romano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA