Papa: «L’attaccamento alle ricchezze è l’inizio di ogni genere di corruzione»

Papa: «L’attaccamento alle ricchezze è l’inizio di ogni genere di corruzione»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 25 Maggio 2015, 12:46 - Ultimo aggiornamento: 28 Maggio, 21:59
CITTA' DEL VATICANO - Papa Francesco ammonisce i ricchi, i danarosi, non solo i miliardari, ma anche i benestanti che hanno una particolare predisposizione ad essere attaccati alle proprie ricchezze. Stavolta predica la radicalità del Vangelo e punta il dito. “L’attaccamento alle ricchezze è l’inizio di ogni genere di corruzione, dappertutto: corruzione personale, corruzione negli affari”. E cita l'esempio di tanti bottegai: “anche la piccola corruzione commerciale, di quelli che tolgono 50 grammi al peso giusto”. Senza poi contare la “corruzione politica, corruzione nell’educazione”. Il motivo di questo fenomeno il Papa lo ravvede nell'avarizia, uno dei vizi capitali “Perché? Perché quelli che vivono attaccati al proprio potere, alle proprie ricchezze, si credono nel paradiso. Sono chiusi, non hanno orizzonte, non hanno speranza. Alla fine dovranno lasciare tutto”.

Perchè un conto è amministrare bene le proprie risorse e poi condividerle, un altro è accumularle e basta. Bergoglio stavolta predica contro la mancanza di condivisione, alla messa di Santa Marta. Il j'accuse è proseguito: Bisogna fare in modo che se si hanno ricchezze esse servano al “bene comune”. Un’abbondanza di beni vissuta in modo egoistico è "triste", toglie “speranza” ed è all’origine “di ogni genere di corruzione”, grande o piccola. Insomma il cammello e la cruna dell’ago. Il passo evangelico che offre al Papa lo spunto per parlare di questo tema è quello del giovane ricco che incontra Gesù, il quale gli chiede di seguirlo; lui gli assicura di vivere da sempre i comandamenti, ma poi cambia del tutto umore e atteggiamento quando Cristo gli comunica l’ultimo passo da compiere, la “cosa sola” che manca: vendere i beni, darli ai poveri. Di colpo, “la gioia e la speranza” in quel giovane ricco svaniscono, perché lui, a quella sua ricchezza, non vuole rinunciare.



Il Papa attacca: “C’è un mistero nel possesso della ricchezze”, osserva. “Le ricchezze hanno la capacità di sedurre, di portarci a una seduzione e farci credere che noi stiamo in un paradiso terrestre”. Invece, afferma il Papa, quel paradiso terrestre è un luogo senza “orizzonte”, simile a quel quartiere che Francesco ricorda di aver visto negli anni Settanta, abitato da gente benestante che ne aveva munito i confini per difendersi dai ladri: “E vivere senza orizzonte è una vita sterile, vivere senza speranza è una vita triste. L’attaccamento alle ricchezze ci dà tristezza e ci fa sterili”.



Il Papa specifica: “io parlo di ‘attaccamento’, non dico ‘amministrare bene le ricchezze’, perché le ricchezze sono per il bene comune, per tutti. E se il Signore a una persona gliene dà è perché li faccia per il bene di tutti, non per se stesso, non perché le chiuda nel suo cuore, che poi con questo diventa corrotto e triste”.
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