Legge elettorale, Renzi: «E' costituzionale, entro il 15 febbraio testo condiviso per superare il Senato»

Matteo Renzi
5 Minuti di Lettura
Giovedì 30 Gennaio 2014, 10:16 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 07:51

Matteo Renzi non preoccupato dagli eventuali ostacoli, imboscate e franchi tiratori per l'approvazione della legge elettorale. Certo - ha per aggiunto parlando a Canale 5 - quando vedo quanto accaduto ieri in aula penso ci sia bisogno che i parlamentare diano prova di saper decidere». Il segretario si dice anche «tranquillo e sereno» sul dibattito interno al Pd, dove «si discute e si decide».

«Non esiste» il rischio di incostituzionalità per la parte della nuova legge elettorale che prevede il premio di maggioranza, ha poi sottolineato Renzi. «Chi sostiene questa tesi vorrebbe una legge come nella prima repubblica, cioè il proporzionale come c'è stata fino al 1992. Com Berlusconi abbiamo scritto le regola insieme per non governare più insieme».

«In un mese dalle primarie si è fatto un accordo vero, che riguarda la legge elettorale, il superamento del Senato. Insomma si è fatto un bel pacchettino di riforme», ha detto il segretario del Pd.

«È normale che i piccoli partiti non apprezzino la nuova legge elettorale, ma agli italiani interessa che le cose si facciano, non se i partiti, piccoli ma anche grandi, hanno una poltrona in più o in meno», ha aggiunto Renzi. Per il segretario del Pd «non si può tornare a quando, come nel 2006, il premier annunciava una cosa ed il giorno dopo i partitini della coalizione la smentivano».

Renzi non intende per ora impegnare nessuno degli esponenti politici vicini a lui in un eventuale rimpasto di governo. «Assolutamente no», ha detto. «Non mi interessano le etichette ed i giochini da prima repubblica. Queste cose le decide Letta». Resta quindi all'opposizione? «Io sono all'opposizione di chi pensa di far politica per una poltrona in più».

Entro il 15 febbraio ci sarà un «testo condiviso per superare il Senato e chiarire i poteri delle Regioni», ha annunciato poi Renzi. «Siamo persone serie e andiamo avanti insieme proprio perché non vogliano governare insieme».

Nella riforma elettorale frutto della trattativa tra Renzi e Berlusconi non«c'è alcuna norma salva-Lega: a salvarci ci pensano i cittadini che ci votano». È quanto dichiara Matteo Salvini, segretario federale della Lega Nord. «Non abbiamo bisogno di aiuti e aiutini, ci aiutiamo da soli. È una legge elettorale raffazzonata e dal mio punto di vista pessima», ha aggiunto Salvini. «Nessuno ci è venuto incontro ma, a quanto leggo, si sono venuti incontro tra di loro, Pd e Forza Italia, che sono gli unici interessati a portare avanti questa legge elettorale», ha concluso.

Un voto convulso. Tra le urla e le proteste dei 5 Stelle. Arriva così il primo via libera alla legge elettorale. La commissione Affari costituzionali della Camera approva il testo dell'Italicum. Ma è un testo 'vecchio' quello che approda in Aula, frutto dell'accordo iniziale tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, senza le modifiche concordate ieri tra i due. Quelle modifiche saranno discusse e votate direttamente in Aula. Dove da domani, con le pregiudiziali di costituzionalità, la legge è attesa alla prova del voto segreto. Il primo obiettivo è raggiunto: Renzi incassa l'approdo della legge elettorale nell'Aula della Camera entro la fine di gennaio. E subito rilancia: entro il 15 febbraio presenterà un «testo condiviso per superare il Senato e chiarire i poteri delle Regioni», ovvero le riforme costituzionali che dovranno procedere in parallelo con la riforma del voto. Il segretario Pd non si mostra preoccupato dalle insidie che rischiano di minare il cammino parlamentare, ancora lungo, dell'Italicum. Di fronte allo spettro dei franchi tiratori si dice «sereno». E ai mal di pancia dei piccoli partiti replica: «È normale non apprezzino la legge ma agli italiani interessa che le cose si facciano». È un subito carico di tensione, però, il cammino parlamentare della legge elettorale.

Non solo per le forti perplessità sul testo dei piccoli partiti e della minoranza Pd, ma anche per la protesta in atto a Montecitorio da parte del Movimento 5 Stelle. I deputati grillini si presentano infatti in massa alla seduta della commissione Affari costituzionali, che deve mandare il testo in Aula. E prima impediscono il voto degli emendamenti, bloccando la seduta notturna che era in programma. Poi in mattinata provano a impedire che si voti il mandato al relatore per l'Aula sul testo base che recepisce la prima versione dell'Italicum, senza modifiche. Si lanciano sul banco della presidenza, presidiato dai commessi della Camera. Ma il presidente Francesco Paolo Sisto, lesto, indice la votazione e il testo base passa, con il sostegno di Pd, FI e Ncd. Tra urla, proteste e qualche spintone tra grillini e altri deputati. L'Italicum è una «legge fatta per tagliare fuori il M5S», denuncia Beppe Grillo dal suo blog. Ed evoca il fascismo. Ma anche i piccoli partiti della maggioranza e dell'opposizione lamentano le modalità del voto in commissione. Lega e Fdi, non appena inizia il dibattito in Aula, chiedono di riportare subito il testo in commissione. E domani mattina la loro richiesta sarà messa in votazione. Così come saranno votate le 5 pregiudiziali di costituzionalità di Sel, PI, Fdi e M5S.

Su ognuna delle votazioni è prevista la possibilità di richiedere il voto segreto. Ed è questo lo spettro che alza la tensione, soprattutto dentro il Pd. Ancora fresco è il ricordo dei 101 franchi tiratori che hanno affossato Prodi. Se dovessero tornare in azione domani, la legge elettorale sarebbe subito affossata. E così anche la legislatura. Ma la minoranza assicura che la sua battaglia sugli emendamenti (da quelli sulle soglie e sulle preferenze a quelli per la parità di genere) la combatterà «a viso aperto». Lo ribadisce Gianni Cuperlo, in una riunione del gruppo in serata, in cui invita alla «compattezza» anche come risposta al M5S. Domani, dice il capogruppo Roberto Speranza, sarà per il giorno del «Pd pride» sulle riforme. Se si supererà lo scoglio delle pregiudiziali, dalla prossima settimana si entrerà nel vivo, con il voto degli emendamenti. In Aula tutti i partiti hanno ripresentato le proposte di modifica già depositate in commissione, incluso il Pd, che le aveva ritirate. In più, i tre contraenti dell'accordo, Pd, FI e Ncd, si dividono la presentazione degli emendamenti concordati: i dem firmano quelli sulle soglie (dal 35 al 37% e dal 5 al 4%) e sulla delega al governo per disegnare i collegi, Ncd quello sulle candidature multiple e FI il cosiddetto 'Salva Legà. I dem confidano che ci sia ancora spazio, in Aula, per altre modifiche concordate, come quella sulla parità di genere. Ma la segreteria ribadisce che si voteranno solo se c'è il via libera di FI. Intanto, Stefano Bonaccini, membro della segreteria renziana, risponde a muso duro al segretario della Lega Matteo Salvini che criticava la legge: «Se si mostra ostile, non saremo certo noi a spingere per il 'salva Lega'».