Omicidio Meredith, Amanda: «Sarò assolta». Raffaele: «Non so se verrò a sentenza»

Amanda Knox e Raffaele Sollecito
di Italo Carmignani e Egle Priolo
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Lunedì 20 Gennaio 2014, 11:20 - Ultimo aggiornamento: 21 Gennaio, 10:49
Raffaele era al computer mentre Meredith veniva uccisa.Contro di lui nessuna prova. Cos l'avvocato Luca Maori ha sostenuto nella sua ultima arringa la difesa di Sollecito, imputato con Amanda Knox per l'omicidio Kercher.

Oggi a Firenze, nella maxi aula 32, la penultima udienza del processo d'appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia la notte fra il primo e il 2 novembre 2007. In aula anche Raffaele, seduto al fianco del padre Francesco. «Sarò in Italia per la sentenza - ha detto -, ma non so se qui o a casa a Bari». Per la prossima udienza, il 30 gennaio, è infatti prevista la sentenza. Nella requisitoria, il pg Alessandro Crini ha chiesto condanne a 26 anni per Sollecito e a 30 per Amanda Knox, che si trova negli Stati Uniti e che non è intenzionata a tornare in Italia.



Film e cartoni animati all'ora del delitto. «L'alibi di Raffaele non è falso nè fallito», ha osservato l'avvocato Maori nella sua arringa replicando al pg. «Raffaele - ha aggiunto Maori - dalle 18.30 del 1 novembre fino a mezzogiorno del 2 novembre 2007 è rimasto nella sua abitazione». Il legale ha poi precisato che alle 21.10 il pc di Sollecito risulta utilizzato per la visione del film Amelie, mentre alle 21.26 risulta aperto sulla visione di Naruto. «Quello di Raffaele non è un alibi falso - ha sostenuto Maori - semmai potrebbe essere stato fatto fallire».



«Pachidermi nella cristalleria». L'avvocato Maori ha attaccato gli investigatori che sono entrati sulla scena del delitto parlando di «orda di pachidermi in una cristalleria» ed è poi passato a confutare le testimonianze contrarie ai due imputati, da Luciano Aviello, al clochard Curatolo all'albanese Kokomani. «Sei personaggi in cerca d'autore - li ha definiti il legale -. Soggetti massmediatici, prodotti dai mass media e testimonianti per i mass media». Riferendosi al teste Quintavalle, il titolare del negozio in cui sarebbe stata vista Amanda la mattina del delitto e che ha parlato molto tempo dopo l'omicidio «perché folgorato - ha detto - sulla via di Saxa Rubra», riferendosi alle interviste televisive che gli erano state fatte. L'avvocato ha poi smontato anche la testimonianza di chi ha sentito l'urlo nella notte attribuito a Meredith, parlando di testimoni falsi.



«L'assassino è uno solo». Il legale di Raffaele Sollecito ha ricordato alla Corte d'appello di assise presieduta da Alessandro Nencini la perizia dell'esperto Torre che ha ricostruito l'omicidio di Meredith, spiegando come «l'assassinio sia stato commesso da una sola persona», ribadendo la posizione difensiva per cui l'unico colpevole è l'ivoriano Rudy Guede, condannato in via definitiva a 16 anni.

«Nulla è certo in questo processo tranne la morte di Meredith e la condanna definitiva a Rudy. E non contrapponiamo la storia del povero nero perché non è la realtà», ha detto Maori che ha invitato i giudici a ravvisare il ragionevole dubbio per arrivare a una sentenza. «Ogni circostanza è stata interpretata in maniera diversa a seconda dei vari giudici - ha sottolineato il legale -. E ciò evidenzia la fallacia dell'impianto accusatorio e questo dimostra che sussiste il ragionevole dubbio». «Signori giudici - è la conclusione dell'avvocato - assolvete Raffaele Sollecito per non aver commesso il fatto.Il potere giudiziario è un potere terribile: voi dovete ricercare la verità processuale e non decidere su spinte emotive».



A margine dell'udienza, Raffaele Sollecito ha spiegato che ancora non sa se sarà «qui o a Bari per la sentenza. Ci sono contingenze di organizzazione, lo decideranno i miei avvocati».



Dopo l'arringa dell'avvocato Maori (che difende Sollecito insieme a Giulia Bongiorno), le repliche del pg Alessandro Crini. Che ha parlato della calunnia a Patrick Lumumba come di «depistaggio reale» per allontanare da sé (Amanda) i sospetti, di testimoni attendibili e di nessuna contaminazione delle prove avvenuta nei laboratori della scientifica. Il pg, prima delle brevi repliche delle parti civili e delle altre difese, ha quindi ribadito le accuse ai due imputati, ma chiedendo «l'applicazione di una misura cautelare» nei loro confronti in caso di condanna. Una misura «idonea ad assicurare l'esecuzione della sentenza una volta che sia definitiva». Prima della richiesta Crini ha ricordato che Amanda Knox vive negli Stati Uniti e che Raffaele Sollecito ha compiuto diversi viaggi all'estero, per cui «la forma idonea potrebbe essere anche un semplice divieto di espatrio». Ai cronisti che gli chiedevano se tra le misure cautelari possibili ci fosse anche l'arresto in carcere o gli arresti domiciliari, Crini ha osservato: «Sì, avrei potuto, ma ricordiamoci che dopo la sentenza d'appello ci sarà il vaglio successivo della Cassazione». Di fatto, il pg ha dato carta bianca alla corte per quanto riguarda la scelta della misura cautelare: i giudici d'Appello potranno spaziare dal divieto d'espatrio, con il ritiro del passaporto, ma anche ad altre misure, come l'obbligo di firma fino agli arresti.



La sentenza è attesa per il 30 gennaio, quando i due giudici togati e gli otto popolari entreranno in camera di consiglio.



Intanto, da Seattle, Amanda è convinta che verrà assolta. «Amanda è fiduciosa che la corte proclamerà la sua innocenza. Amanda non vede l'ora che finisca questo incubo». Lo ha detto l'avvocato Carlo Dalla Vedova che insieme al collega Luciano Ghirga difende la giovane americana. «Amanda segue con attenzione passo dopo passo gli sviluppi del processo e per il resto sta facendo una vita normale da studentessa»
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