Decadenza Berlusconi, sì a voto palese. Ira Pdl, Alfano: in aula sarà battaglia

Silvio Berlusconi
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Mercoledì 30 Ottobre 2013, 09:37 - Ultimo aggiornamento: 31 Ottobre, 07:51
Voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi da parlamentare. Lo ha deciso oggi la Giunta per il regolamento del Senato, facendo scatenare la rabbia di falchi e colombe del Pdl con Alfano che annuncia battaglia in Parlamento. La decisione è stata presa perché il voto su Berlusconi non sarebbe sulla persona, ma sull'integrità del plenum del Senato ed è passata con 7 voti a favore e 6 contrari. Hanno votato sì Pd, M5S, Sel e Scelta civica (la cui rappresentante Linda Lanzillotta è risultata decisiva). No di Pdl, Lega, Gal e Svp-Autonomie. Ora spetterà al presidente del Senato Pietro Grasso convocare la conferenza dei capigruppo per mettere in calendario per l'aula la decadenza del Cavaliere da palazzo Madama secondo la decisione assunta dalla Giunta

delle elezioni e delle immunità.



Intanto il premier Enrico Letta ribadisce che sulla richiesta del Cavaliere di dichiarare la non retroattività della legge Severino «c'è bisogno ci sia separazione fra le singole vicende giudiziarie e l'azione del governo». Il presidente del Consiglio parla anche di legge elettorale e invita il Parlamento a seguire le parole del capo dello Stato per una riforma del Porcellum: legge che, sottolinea, rappresenta il male assoluto.



La Giunta per il regolamento del Senato è tornata a riunirsi questa mattina sul caso del voto segreto o meno per la decadenza di Berlusconi. Nella sala Pannini di Palazzo Madama sono arrivati tutti i componenti della Giunta presieduta da Piero Grasso. «Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto», ha detto Linda Lanzillotta, di Scelta civica. «Non reinterpretiamo il regolamento perché è la prima volta che si applica legge Severino».



«Rispetto e comprensione per la scelta della Giunta. Basta polemiche che vanno oltre ogni limite. La legge Severino è una legge perfettamente costituzionale che va applicata, così come è avvenuto nei trentasette casi precedenti. Si abbassino quindi i toni e si ricordi che la giustizia deve essere uguale per tutti». E' il commento del segretario del Pd, Guglielmo Epifani.



Insorge il Pdl. «Ora, innanzitutto in sede parlamentare, sarà battaglia per ripristinare il diritto alla democrazia», tuona Angelino Alfano. «Una pagina buia per le regole parlamentari», attaccail presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani, parlando «voto deliberatamente politico». «La giornata di oggi non potrà non avere conseguenze. Daremo risposte concrete con il massimo della determinazione», ha aggiunto. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi bolla il voto come «contra personam». Il capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, Renato Brunetta: «Decisione assurda, inaccettabile e senza precedenti contro Berlusconi». Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato: «È un momento oscuro per la democrazia». Mara Carfagna: «Inaudita decisione contra personam che ridicolizza i regolamenti parlamentari e calpesta le libertà. La democrazia ha ammainato bandiera». Stefania Prestigiacomo: «Un atto gratuito dettato solo dall'odio verso il leader del centrodestra. Uno schiaffo al Pdl da parte del Pd. Abbiamo già evitato di rispondere a molte provocazioni, ma davanti a quest'ultimo sfregio credo che non ci si possa tirare indietro».



Di tono diverso il commento del ministro per le Riforme Gaetano Quagliariello: «Non bisogna perdere la lucidità: la decadenza di Berlusconi dipende da una sentenza che è ingiusta, ma non dalla legge Severino. A far decadere Berlusconi è la pena accessoria di quella sentenza. Non è che se il voto sulla legge Severino non c'è, Berlusconi resta in Parlamento», dice a Sky Tg24 che poi aggiunge: «Io credo che il governo durerà fino al 2015».



Dopo aver annullato il pranzo previsto con i ministri Silvio Berlusconi ha incontrato a Palazzo Grazioli i capigruppo del Pdl di Senato e Camera, Renato Schifani e Renato Brunetta.
Il Cavaliere viene descritto come
molto infastidito dalle beghe di cortile all'interno del Pdl oltre che per la scelta del voto palese sulla sua decadenza.



«Voto palese, voto 5 Stelle!». Così Beppe Grillo in un tweet commenta a caldo il via libera della Giunta del Regolamento alla proposta M5S sul voto palese per la decadenza di Berlusconi da parlamentare.



Sel: si voti subito. «Per quanto ci riguarda ora nulla osta a che il presidente Grasso convochi una capigruppo per fissare la data in cui l'Aula voterà sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Per noi questa data dovrebbe essere il prima possibile. Nella prima seduta utile dovrebbe essere messo all'ordine del giorno la non convalida dell'elezione di Silvio Berlusconi», suggerisce la capogruppo Sel al Senato, Loredana De Petris.



«In riferimento ai violenti attacchi mossi da molti esponenti del Pdl è bene chiarire che la Giunta del Senato ha semplicemente applicato il regolamento uniformandosi così al regolamento della Camera dei Deputati che per la decadenza di un parlamentare prevede già il voto palese, trattandosi di un voto a salvaguardia di un Parlamento pulito e trasparente e non di una persona. Anche la prassi del Senato (dal caso Andreotti del 1993 ai più recenti del 2012) conferma tale interpretazione», ha spiegato il senatore Felice Casson, vicepresidente Pd della commissione Giustizia. «In particolare sulle richieste di custodia cautelare, di perquisizioni e di uso dei dati telefonici il Senato anche nella legislatura ha votato in modo palese. Addirittura, nel caso delle richieste di cattura del senatore Lusi, il Senato il 20 giugno 2012, sotto la presidenza del senatore Schifani, ha votato in modo palese, così come sulle richieste di perquisizione domiciliare del senatore Di Gregorio, sempre sotto la presidenza di Schifani». «Le polemiche - conclude Casson - sono quindi prive di senso e fondamento giuridico, e pertanto si auspica il voto rapido in aula».



Letta. «C'è bisogno ci sia separazione fra le singole vicende giudiziarie e l'azione del governo», ha ribadito Letta a Radio Anch'io su Radio 1. La risposta alla richiesta rivolta al governo da Berlusconi di intervento del governo sulla questione della irretroattività della legge Severino, «è contenuta nel voto di fiducia del 2 ottobre», quando «il Parlamento mi ha dato la fiducia con un largo consenso. E in quella richiesta di fiducia il pilastro di quel discorso era l'Italia ha bisogno di ripresa, ha bisogno di un governo e bisogna che ci sia separazione tra singole vicende giudiziarie e l'azione del governo. Punto. Quella separazione era la base sulla quale il Parlamento, a larga maggioranza, ha dato fiducia al governo».



Legge elettorale. «Pensiamo a ritocchi che consentano evitare il porcellum che rappresenta il male assoluto. Anche il mio è un appello al Parlamento a seguire le parole del Capo dello Stato», ha continuato Letta. Alla domanda se bastano i sette giorni per le riforme di cui ha parlato ieri il capo dello stato Giorgio Napolitano, Letta ha detto di «condividere completamente» il suo appello. Su alcune di queste riforme «la spinta del governo è fondamentale». Per altre, come la legge elettorale, ha aggiunto il premier, «il Parlamento ha detto chiaramente che non vuole intrusioni da parte del governo. Ha ragione il presidente della Repubblica: non pensiamo solamente alla megariforma della legge elettorale che poi rischia di non farla mai, pensiamo a ritocchi che consentano evitare il porcellum che rappresenta il male assoluto. Anche il mio - ha proseguito - è un appello al Parlamento a seguire le parole del Capo dello Stato».