Pierluigi Bersani é uscito da Montecitorio ed é salito in auto. Onorevole, dove sta andando? "Di certo non alla riunione per figuranti allestita al Nazareno". L'atmosfera questa é nel partitone egemone della politica italiana. "Bersani? Sembra Bertinotti", é la replica stizzita del segretario e vedersi paragonato al Parolaio Rosso, al Fausto Signor No, per Bersani deve risultare alquanto insopportabile. Lui che si é sempre considerato un riformista non vuole essere schiacciato nel cliché del massimalista.
La sua truppa, l'esercito di Pierluigi, i Fassina, i D'Attorre, i Cuperlo e tutta la fronda dei senatori marcano visita a loro volta. A loro non piace niente del renzismo: no al Jobs Act, no all'Italicum, non soprattutto all'"uomo solo al comando" e no ancora di più a quella che chiamano renzizzazione di tutte le cariche in Parlamento dove é i bilico tra l'altro il ruolo di Speranza come capogruppo dem.
Il segretario sostiene che loro "rosicano" per i successi del governo Matteo. Loro hanno capito che Renzi fa sul serio e se non lo si ferma ora - magari con l'aiuto della presidente della Camera, Boldrini, di Sel e di Landini - lui si prende tutto e non lascia niente alla vecchia Ditta e alla sinistra in generale. La guerra é entrata nel vivo. E non é affatto di tipo leggero, anche se l'inno Pd di queste ore - sulla falsariga della celebre canzone di Enzo Jannacci - potrebbe sembrare sbarazzino: "Vengo anch'io? No, io no".
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