Intercettazioni, Berlusconi: tutti spiati
Poi apre a modifiche e rinvio del ddl

Silvio Berlusconi (foto Alessandro Di Meo - Ansa)
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Mercoledì 16 Giugno 2010, 12:09 - Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 23:30
ROMA (16 giugno) - Silvio Berlusconi di nuovo all'attacco dei magistrati e della Corte costituzionale. Stiamo tutti spiati, ormai non c' pi la libert di parola, questa non vera democrazia, ha detto oggi il premier parlando di intercettazioni nel suo intervento all'assemblea di Confcommercio. Secondo Berlusconi le intercettazioni coinvolgono complessivamente circa «7,5milioni di persone».



In Italia «siamo tutti spiati, ci sono 150mila telefoni sotto controllo» e questo è «intollerabile», ha sottolineato il premier. «Ciascuno di noi parla nel tempo con 50-100 persone e basta moltiplicare 150 per 50 persone, significa che ci sono 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate. Soltanto io - ha detto Berlusconi - sono stato ascoltato da una piccola pretura come quella di Trani 18 volte e puntualmente sono finito sui giornali. Ci rendiamo conto che così non siamo in un paese civile, non è una vera democrazia. Non viene tutelata la libertà di parola. Non possiamo tollerarlo più».



«Soltanto una piccola lobby di giornalisti e magistrati si oppone» al ddl, ha sostenuto Berlusconi, dicendosi convinto che sulla legge contro le intercettazioni, quando sarà in vigore («adesso si parla di metterla in calendario alla Camera a settembre»), calerà la scure della Corte costituzionale «che, come già si sente dire, la abrogherà» su richiesta dei «pm di sinistra».



Poi Berlusconi apre a modifiche e rinvio del ddl. Al vertice del Pdl tenutosi nel primo pomeriggio a Palazzo Grazioli il presidente del Consiglio ha invece aperto all'ipotesi di slittamento dei tempi parlamentari del ddl intercettazioni. E a questo punto in ambienti della maggioranza non si escludono modifiche su alcuni punti controversi e un rinvio a settembre. Secondo quanto riferito da alcuni partecipanti al vertice, Berlusconi avrebbe posto le basi per un cambiamento di strategia su questo tema. In giornata anche il leader della Lega Umberto Bossi non aveva escluso la possibilità di modifiche tramite emendamenti. «C'è spazio: se qualcuno fa qualche emendamento non verrà buttato nel cestino...», aveva detto il leader della Lega.



«Siamo in presenza di affermazioni scomposte e proposte pericolose da parte del premier e del centrodestra», ha replicato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Presentiamo le nostre proposte perché siamo stanchi di sentire bolle di sapone da parte del Governo e che finiscono sempre in niente utilizzando pretesti per attaccare la Costituzione».



«Mi ha fatto impressione come Berlusconi ha contabilizzato in modo strano il numero di intercettazioni dando un'idea da stato di polizia o peggio da grande fratello. Questa idea di terrorismo ad personam non va bene, lascia il tempo che trova», ha aggiunto Bersani.



«Il ddl sulle intercettazioni mette in ginocchio l'attività investigativa
e significa arrendersi alla criminalità. Con il depotenziamento di questo strumento investigativo non scopriremo gli autori dei reati». Lo ha ribadito oggi il presidente dell'Associazione nazionale magistrati Luca Palamara, a Radio anch'io, negando le affermazioni del premier sul numero di telefoni sotto controllo e assicurando che il sindacato delle toghe continuerà a far sentire la sua voce «coordinandosi con le forze di polizia» e ricorrendo anche a «forme di protesta». «La privacy non c'entra nulla con il ddl», ha aggiunto Palamara, spiegando che il problema della pubblicazione di intercettazioni non rilevanti ai fini delle indagini si sarebbe potuto risolvere prevedendo «un'udienza filtro in cui le parti discutono di quello che dev'essere trascritto».



L'Osce insiste: nostro dovere intervenire. L'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha respinto i rilievi mossi dal governo italiano di inopportunità della presa di posizione ieri sul ddl sulle intercettazioni, precisando che è «normale e consueto» che l'istituzione faccia sentire la sua voce nei processi parlamentari, ma sottolineando anche che «naturalmente il Parlamento italiano è sovrano e indipendente». Lo ha detto Roland Bless, vice della responsabile per la libertà dei media Dunja Mijatovic che ieri aveva criticato in un comunicato il ddl. «Noi - ha aggiunto - non abbiamo autorità, ma il Parlamento deve sapere che questa legge, se passa, non è in ottemperanza con gli standard Osce», condivisi anche dall'Italia, ha aggiunto. Secondo il rappresentante dell'Osce, è «normale e consueto che il nostro Ufficio si intrometta nel dibattito parlamentare» degli stati membri, fra cui anche l'Italia.



Lo scontro sul ddl intercettazioni all'interno del Pdl, con i finiani che spingono per modificare il testo approvato al Senato e ora nuovamente all'esame della Camera, si sposta intanto sui giornali vicini al centrodestra. Il Giornale e Libero attaccano il presidente della Camera Gianfranco Fini, mentre il Secolo d'Italia chiede esplicitamente cambiamenti al provvedimento e indica quali debbano essere. «Fini ingabbia l'Italia», titola il quotidiano diretto da Vittorio Feltri.
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