Il Papa e il genocidio degli armeni, ira della Turchia contro il Vaticano: «Non escludiamo nuove misure»

Il Papa e il genocidio degli armeni, ira della Turchia contro il Vaticano: «Non escludiamo nuove misure»
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Lunedì 13 Aprile 2015, 11:46 - Ultimo aggiornamento: 14 Aprile, 08:35

«È uno scontro durissimo quello aperto dalla Turchia di Erdogan dopo le parole del Papa sul «genocidio» armeno.

Sull'uso di questo termine, strenuamente respinto da Ankara, che parla in proposito di «inaccettabile calunnia», e pronunciato ieri da Bergoglio mutuandolo dalla dichiarazione di papa Wojtyla del 2001, si è innescata la prima grande crisi diplomatica del pontificato di Francesco. Cui si aggiungono anche le critiche da parte del Gran Mufti Mehmet Gormez, il presidente del Diyanet, il Dipartimento degli Affari religiosi. Ma è un ampio fronte politico, ora, a schierarsi col Pontefice, compresi rappresentanti del governo italiano come il ministro Paolo Gentiloni, che respinge i «toni ingiustificati» provenienti dal Paese della Mezzaluna.

Il Ministero degli Esteri turco, dopo aver convocato ieri per protesta il nunzio apostolico mons.

Antonio Lucibello e richiamato in patria «per consultazioni» il proprio ambasciatore in Vaticano Mehmet Pacaci, ha reagito oggi con una pesantissima nota - diffusa anche in Italia dall'Ambasciata presso la Santa Sede - in cui sostiene apertamente che parlare di «genocidio» degli armeni rappresenta «una calunnia», contestando il termine sia sul piano storico che su quello giuridico. Secondo Ankara, infatti, «il genocidio è un concetto giuridico» e «le rivendicazioni che non soddisfano i requisiti di legge, anche se si cerca di spiegarle sulla base di una diffusa convinzione, tendono a rimanere calunnie». Il Papa parla cioè di «genocidio» a proposito degli eventi del 1915 «nonostante l'assenza di una sentenza dei tribunali internazionali competenti».

Inoltre, sempre per il Ministero degli Esteri, durante la messa per gli armeni celebrata ieri dal Papa a Sam Pietro, «la storia è stata strumentalizzata per fini politici». «Mentre si affaccia sulle grandi sofferenze e sulle pagine oscure in aree geografiche remote lontane dall'Anatolia - viene contestato -, e trascurando completamente la crudeltà del colonialismo, riferirsi solo ai nostri fratelli cristiani con i quali abbiamo vissuto fianco a fianco in Anatolia per secoli, e che non hanno nulla a che fare con gli eventi del 1915, è inaccettabile». Insomma, Francesco, dopo aver sempre sottolineato la sua volontà «di promuovere la creazione di pace e di amicizia tra i diversi gruppi nel mondo», in questo caso «ha fatto una discriminazione tra le sofferenze enfatizzando solo le sofferenze dei cristiani e soprattutto degli armeni». «Con un punti di vista selettivo - insiste Ankara -, ha ignorato le tragedie che colpirono i turchi e i musulmani che persero la vita nella prima guerra mondiale». Il governo turco contesta la distanza tra quanto detto ora da Francesco e i suoi equidistanti auspici di «riconciliazione» tra le parti mostrati durante il viaggio in Turchia del novembre scorso: il Papa quindi viene accusato di essere «sotto l'influenza della narrazione armena» e di «dare credito alle interpretazioni unilaterali di eventi storici» e addirittura «alla discriminazione religiosa».

Un componente del governo di Ankara, il ministro per gli Affari europei Volkan Bozkir, è andato anche oltre, affermando che il Papa ha parlato così perchè viene dall'Argentina, un Paese «che ha accolto i nazisti» e nel quale «la diaspora armena è dominante nel mondo della stampa e degli affari». Neanche il Gran Muftì Gormez, la principale autorità religiosa islamica sunnita turca, che il Papa ha incontrato il 28 novembre scorso alla Diyanet, si è sottratto alla polemica, criticando le dichiarazioni «senza fondamento» del Papa, a suo parere ispirate da «lobby politiche e ditte di relazioni pubbliche». L'atteggiamento negazionista turco sullo sterminio di un milione e mezzo di armeni cento anni fa, riesploso con l'esplicito riconoscimento del «genocidio» da parte del Papa, si pone anche come ostacolo all'ingresso nell'Ue, dato che in tema di avanzamento nella candidatura - ha ribadito oggi la portavoce dell'alto rappresentante Federica Mogherini - la «normalizzazione dei rapporti tra Turchia e Armenia è »particolarmente importante« ed è »un questione che viene regolarmente valutata«.

E il Vaticano? Per ora la consegna è quella del silenzio. Nessuna risposta ufficiale alle dichiarazioni turche. Non casuale, però, quello che ha detto il Papa nella messa a Santa Marta: la strada della Chiesa è la »franchezza«, il »coraggio cristiano« di »dire le cose con libertà«. »Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato«, ha affermato.