Renzi: «Senza crescita l'Europa non ha futuro». Scontro con il Ppe. Il premier: non accettiamo lezioni

Renzi a Strasburgo (foto Roberto Monaldo - LaPresse)
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Mercoledì 2 Luglio 2014, 14:25 - Ultimo aggiornamento: 3 Luglio, 01:30

Il premier Matteo Renzi apre il semestre italiano dell'Ue all'Europarlamento di Strasburgo sottolineando che senza crescita per l'Unione non c'è futuro. E al gruppo dei Popolari guidato dal tedesco Manfred Weber che intima all'Italia di rispettare le regole sui conti pubblici replica duro in aula: non accettiamo lezioni, fu la Germania a violare i limiti.

A Porta a Porta in serata Renzi ribadisce il «no» all'idea dell'Europa come una «maestrina che dà lezioni e bacchettate sulle dita». Anche se poi, riferendosi alla nomina del popolare Jean Claude Juncker a presidente della Commissione, assicura: «Non credo sarà rimesso tutto in discussione».

«Questi importanti dirigenti di alcuni paesi, in Italia vengono considerati la Bibbia ma io faccio riferimento al rapporto con la Merkel, un rapporto buono in cui ci parliamo in modo chiaro, franco e nobile, come si dice. Abbiamo convenuto di trovare un punto di intesa e io lo rispetto», ha poi aggiunto il premier riferendosi allo scontro con il capogruppo tedesco del Ppe.

«Non siamo i salvati: siamo dalla parte dei salvatori che hanno messo i soldi» in Europa, ha detto ancora Renzi a Porta a Porta spiegando che «io sono tranquillo. Il paese lo portiamo fuori dalla crisi ma se noi facciamo l'Italia, in Europa andiamo a farci sentire».

L'intervento a Strasburgo. «Un grande in bocca al lupo da parte del popolo italiano» al presidente Martin Schulz e a tutti gli eurodeputati: «Avete la grande responsabilità di riportare fiducia e speranza nella Ue», ha detto Renzi aprendo il discorso di presentazione del programma del semestre italiano Ue all'Europarlamento di Strasburgo.

«Sono felice e onorato di rappresentare il mio paese. Lascio alla presidenza il documento scritto che affronta tutti i temi che nel semestre vogliamo portare avanti», ha proseguito il premier. «Con estrema preoccupazione devo dire che se l'Europa oggi si facesse un selfie, emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L'Europa oggi mostrerebbe il volto della noia», ha aggiunto.

«La vera e grande sfida che abbiamo di fronte è ritrovare l'anima dell'Europa», ha proseguito il premier. «Il futuro ha bisogno di noi ma se pensiamo al passaggio del testimone tra Grecia e Italia non pensiamo a cose straordinarie e affascinanti e ricche di suggestione, come il rapporto tra Anchise ed Enea, Pericle e Cicerone, l'agora ed il foro ma alla crisi finanziaria perché è molto forte nel nostro corpo la ferita della crisi».

«Noi non chiediamo di cambiare le regole, ma diciamo però che rispetta le regole chi si ricorda che abbiamo firmato insieme il patto stabilità e crescita. La richiesta di crescita come elemento fondamentale della politica economica europea serve all'Europa e anche all'Italia: senza crescita l'Europa non ha futuro», ha sottolineato il premier. «L'Italia non chiede scorciatoie, ma si offre per fare la propria parte», ha poi aggiunto Renzi.

«La questione economiche che stiamo vivendo e la discussione dell'ultimo Consiglio non è la richiesta di alcuni Paesi rispetto ad altri di cambiare le regole, noi non chiediamo di cambiare le regole, le rispettiamo ma serve anche la crescita», ha osservato ancora Renzi nel discorso inaugurale a Strasburgo.

L'Italia sa «che prima di tutto dobbiamo chiedere a noi stessi la forza di cambiare per essere credibili. L'Italia non viene in Europa per chiedere ma per dare», ha aggiunto Renzi. L'Italia «crede nelle istituzioni europee e ha voglia di cambiare».

«Non ci sarà spazio per l'Europa se accetteremo di restare solo un puntino su Google map», ha rilevato ancora il premier, che ha esortato la Ue a riprendere il ruolo di «avanguardia» sull'innovazione, il cambiamento climatico, il capitale umano.

Telemaco. Oggi in Europa «c'è una generazione nuova» che «ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, di meritare l'eredità» dei padri dell'Europa, ha continuato Renzi. «Io non ero nemmeno maggiorenne quando c'è stata Maastricht», ha premesso il premier spiegando: «Noi non vediamo il frutto dei nostri padri come un dono dato per sempre, ma una conquista da rinnovare ogni giorno». Renzi ha invitato a «non solo a ragionare sulle questioni economiche, su cui ci faremo sentire, ma a riscoprirsi eredi e il diritto di chiamarci eredi e dire che assicureremo un domani a questa tradizione».

L'Europa «è una frontiera»: «questo ci pone molti problemi e lo sappiamo noi in Italia in questo momento in cui le difficoltà, in particolare in Libia, stanno portando a una serie di stragi nel nostro Mare Mediterraneo, il Mare nostrum», ha poi affermato Renzi.

«Se continuiamo a richiuderci nelle nostre frontiere non andremo da nessuna parte. Il protagonismo dell'Europa non è solo nelle esigenze economiche, negli investimenti delle nostre azienda ma anche nella dimensione umana: voi rappresentate un faro di civiltà, la civilizzazione della globalizzazione», ha proseguito.

«Un'Europa senza il Regno Unito non sarebbe meno ricca ma sarebbe meno Europa, meno se stessa», ha poi dichiarato Renzi. «In questa "smart Europe" che vogliamo costruire saremo anche al fianco di chi ha idee diverse, idee che ci inorgogliscono, non ci indispongono», ha spiegato Renzi, sottolineando che l'Ue ha davanti una «grande battaglia politica» e «può essere il luogo del futuro se ha il coraggio di mettersi in gioco adesso». «Faremo di tutto nel nostro semestre non per recuperare posizioni diverse ma per affermare i valori di investimento sull'Europa», ha aggiunto. È questa la ragione per cui le diverse linee espresse nel Consiglio europeo «devono essere ricondotte a unità».

L'incontro con gli eurodeputati. «La parola chiave, la cifra italiana del semestre Ue, dovrà essere coraggio e orgoglio perché è il tempo in cui coraggio ed orgoglio sono richiesti all'Europa e all'Italia», aveva detto Renzi parlando con gli europarlamentari italiani prima di intervenire all'assemblea dell'Europarlamento.

«Il Governo è convinto che mai come ora bisogna che l'Italia non vada in Europa a chiedere o a rivendicare» ma a portare «una storia straordinaria ed un futuro all'altezza del nostro passato», ha aggiunto il premier.

«Complimenti e in bocca al lupo a tutti gli eletti. La competizione è stata dura e accesa e chi è qui ha preso un sacco di voti di preferenza e merita rispetto, stima e in bocca al lupo. Poi nel merito avremo da discutere e cose su cui non essere d'accordo», ha detto ancora Renzi nell'incontro a Strasburgo con gli europarlamentari italiani. «Resto disponibile a fare un momento di incontro nelle forme più opportune, sarebbe prezioso, entro luglio o immediatamente dopo», ha spiegato il premier sottolineando: «A ciascuno il compito di fare del semestre l'occasione per recuperare la fiducia nelle istituzioni e nella politica».

Attacco del nuovo capogruppo Ppe, il tedesco Manfred Weber (Cdu), contro la «flessibilità» sui conti chiesta dall'Italia. «I debiti non creano futuro, lo distruggono», dice Weber nell'intervento in aula dopo il discorso di Renzi, aggiungendo che «dobbiamo continuare» sulla linea del rigore. Weber sottolinea che «l'Italia ha il 130% di debito, dove prende i soldi?». Ricorda che Renzi ha chiesto «più tempo per fare le riforme» e che «Barroso lo ha concesso alla Francia» ma «le riforme non si sono viste». E insiste: «Nessuna differenza tra grandi e piccoli nella Ue».

Argomentando sulla linea del Ppe contro la concessione della «flessibilità» e di «più tempo» per fare le riforme, Weber afferma: «Come possiamo essere sicuri che saranno fatte? E come spieghiamo a Irlanda, Portogallo, Grecia, Cipro e Spagna che con i Paesi del G7 siamo più flessibili?». Weber in apertura del suo intervento aveva affermato che «Renzi ha fatto bene a dire che dobbiamo fare i compiti a casa», aggiungendo che «valuteremo» la sua azione e «speriamo che faccia quello che ha promesso». In chiusura aggiunge: «Ha chiesto di avere fiducia, ma quello che si promette si mantiene».

La replica di Renzi: non accettimao lezioni. «Non accetteremo che verso l'Italia si blandisca l'arma del pregiudizio», perché «è vero che l'Italia ha un debito molto alto, ma è anche vero che ha una ricchezza privata quattro volte superiore», ha detto il premier nella sua replica a Strasburgo. «L'Italia non ha paura dei giudizi, ma dei pregiudizi, come quelli sull'ambiente e sull'energia», ha detto ancora Renzi.

«Se Weber parlava a nome della Germania, gli ricordo che proprio in questa sala, nella scorsa presidenza italiana, ci fu un Paese cui non solo fu concessa flessibilità ma anche di violare i limiti ed essere oggi un Paese che cresce», ha aggiunto ancora Renzi nella sua dura replica al capogruppo del Ppe. «Saremo felici di fare del nostro semestre un'occasione di discussione ma chi brandisce l'arma del pregiudizio sull'Italia sbaglia, è un atteggiamento da respingere al mittente. Non accettiamo lezioni di morale da nessuno», ha insistito Renzi.

I socialisti: se cade flessibilità cade Juncker. «Se cade il punto della flessibilità non c'è il compromesso e cade l'accordo su Juncker», ha avvertito poi il capogruppo dei socialisti all'Europarlamento Gianni Pittella che ha definito l'attacco del capogruppo Ppe «una mossa sbagliata» e «un passo falso» che «se fosse confermato metterebbe a rischio la collaborazione» tra Ppe e socialisti.

All'ultimo vertice Ue Olanda e Germania hanno «stoppato» il tentativo di Francia e Italia di ammorbidire le regole di bilancio: lo ha detto al Parlamento dell'Aja il premier olandese Mark Rutte, secondo quanto riporta la stampa locale. Francia e Italia - ricostruisce De Telegraaf - volevano un rilassamento delle regole di bilancio nel Patto di stabilità, ma Paesi come Germania e Olanda si sono opposti: «Hanno fatto un tentativo di estenderle, è stato fermato», ha detto Rutte.

Il premier, rispondendo ai deputati che lo incalzavano preoccupati dalla nuova flessibilità delle regole di cui si parla dopo il vertice, ha spiegato che «non c'è da preoccuparsi, le regole non sono cambiate, e sta alla Commissione vigilare sulla loro applicazione corretta», riporta il Volkskrant. E comunque «l'Olanda è in stretta collaborazione con Germania e Finlandia» che «diranno la loro» sul rispetto delle regole. Secondo Rutte - ricostruiscono entrambi i quotidiani - le regole di bilancio non sono flessibili e non possono essere interpretate in modo più ampio. La flessibilità di cui si parla, spiega il premier, è quella che esiste già all'interno delle regole e che consente di tenere conto di certi fattori quando si valuta il rispetto di target.

Lo spiega meglio di ministro dell'economia e presidente dell'eurogruppo Jeroen Dijsselbloem alla radio Rtlz: la flessibilità è «nei criteri» di valutazione. Ad esempio, a Paesi che hanno il deficit sopra il 3%, in condizioni economiche negative si può dare più tempo per rientrare nel target.

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