«Trasformare il Sahara in un'oasi verde dopo 5.000 anni». Scienziati annunciano piano epocale

«Trasformare il Sahara in un'oasi verde dopo 5.000 anni». Scienziati annunciano piano epocale
di Federica Macagnone
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Martedì 11 Settembre 2018, 18:01 - Ultimo aggiornamento: 19:09
Trasformare alcune parti del deserto del Sahara in aree verdi per la prima volta dopo 5.000 anni? Si può fare, secondo uno studio che, pubblicato su "Science", è stato condotto da ricercatori dell’Università del Maryland a College Park e dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign in collaborazione con prestigiosi istituti degli Usa, della Cina e anche dell'Italia: del gruppo di ricercatori fa parte anche Fred Kucharski del Centro internazionale Abdus Salam di Trieste. Secondo la ricerca, l'installazione su vasta scala di campi eolici e fotovoltaici nel deserto del Sahara e nel Sahel permetterebbe non solo di produrre enormi quantità di energia rinnovabile ma potrebbe anche aumentare le precipitazioni e la vegetazione in quelle regioni. 

L’esperienza, infatti, ha già dimostrato che i grandi parchi eolici e solari provocano mutazioni del nel clima locale, favorendo un leggero aumento delle temperature, ma anche un incremento delle precipitazioni e della vegetazione. Yan Li, dell'Università dell'Illinois, e il suo team hanno ora analizzato l’effetto ambientale che avrebbero questi impianti se venissero installati su scala continentale, concentrandosi soprattutto sulla situazione del Sahara. «È un'area - dice Yan Li - che ha il vantaggio di essere poco abitata, molto sensibile ai cambiamenti del territorio, e di essere in Africa, vicino all’Europa e al Medio Oriente: tutte zone che hanno un grande e crescente fabbisogno energetico».
In base alla ricerca, se venissero sfruttati tutti i nove milioni di chilometri quadrati del deserto si potrebbe raggiungere una potenza installata di tre terawatt con i parchi eolici e di 79 terawatt con quelli fotovoltaici: per capire le dimensioni, basti pensare che nel 2017 il fabbisogno globale è stato di 18 terawatt.

Studi effettuati sul campo e alcuni modelli hanno evidenziato che l’abbattimento dell’aria calda provocato dalle turbine eoliche determina un sensibile aumento delle temperature (anche di 2 gradi centigradi in prossimità della superficie), ma in parallelo il miglior rimescolamento atmosferico provoca un fortissimo aumento delle precipitazioni, che nel caso del Sahel è di circa l’80 per cento. Anche i parchi fotovoltaici provocano un aumento, della temperatura al suolo (anche se di dimensioni più contenute) legato alla diminuzione dell’albedo (la luce riflessa verso lo spazio), che per i pannelli solari è inferiore a quella della sabbia del deserto. In questo caso l’aumento delle precipitazioni è del 50 per cento. «In ogni caso - sostiene Yan Li - l'aumento delle precipitazioni porta a sua volta a un aumento della copertura vegetale, creando un ciclo di feedback positivo».

«L’aumento delle precipitazioni e della vegetazione, combinato con l’elettricità pulita come risultato dell’energia solare ed eolica - aggiunge Safa Motesharrei, coautore dello studio - potrebbe aiutare l’agricoltura, lo sviluppo economico e il benessere sociale nel Sahara, nel Sahel, in Medio Oriente e nelle regioni vicine».
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