Arresti dopo la maxi rissa per non pagare una birra

Arresti dopo la maxi rissa per non pagare una birra
di Alessandra Di Filippo
3 Minuti di Lettura
Domenica 9 Settembre 2018, 12:47
Il 12 agosto scorso le immagini di quella violenta rissa avevano fatto il giro del web e di tutti i principali social network. Un gruppo di rom da una parte e dei nigeriani dall'altra, in tutto una dozzina di persone, che davanti ad un ristorante nel quartiere Rancitelli, se le davano di santa ragione, lanciandosi addosso tavolini, sedie, fioriere, prendendosi a calci, pugni e bastonate. Ad avere la peggio era stato un nigeriano di 33 anni, ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione. Grazie ai filmati girati dai passanti e alle testimonianze di alcuni cittadini, i responsabili di quel far west erano stati subito identificati dalla squadra mobile, diretta da Dante Cosentino.

Ieri, per sei di loro, cinque dei quali rom, sono scattate le misure cautelari emesse dal gip Elio Bongrazio su disposizione del pm Anna Benigni. Le accuse da cui, a vario titolo, devono difendersi sono rissa aggravata dalle lesioni e dall'utilizzo di strumenti atti ad offendere e lesioni volontarie gravi. Tre sono stati posti ai domiciliari e tre all'obbligo di dimora con divieto di allontanamento da casa dalle 22 alle 7 del mattino. Ai domiciliari sono finiti: Levino Cirelli di 56 anni; il figlio Carmine di 31 anni, già sottoposto alla sorveglianza speciale in quanto ritenuto pericoloso e Milton Di Pietrantonio di 29 anni, unico incensurato nel gruppo nel senso che, pur avendo precedenti di polizia, non ha condanne passate in giudicato e pertanto non figura nel casellario giudiziario. Per gli investigatori, è stato proprio Di Pietrantonio a sferrare con un bastone il colpo che ha fatto stramazzare al suolo il nigeriano. Obbligo di dimora, invece, per Giuseppina Cirelli di 32 anni, figlia di Levino; Guerino Spinelli di 28 anni e Vincenzo Ciarelli di 34 anni. Quest'ultimo è stato arrestato a Padova, dove lavora. Altre quattro persone tra cui un minorenne e due nigeriani al momento sono soltanto indagati. Fra i due nigeriani iscritti sul registro degli indagati figura anche la vittima, che dopo qualche giorno in Rianimazione è stato trasferito in Neurochirurgia con 60 giorni di prognosi.

Stando a quanto ricostruito dai poliziotti della sezione reati contro la persona, coordinata dall'ispettore superiore Angelo D'Onofrio, il tutto ha preso il via da un litigio in famiglia fra rom. Il 12 sera, Levino Cirelli insieme al figlio Carmine, ubriachi si sarebbero presentati nel ristorante “La rosa blu”, fra via Tiburtina e via Lago di Capestrano, gestito dalla sorella insieme a suo marito, pretendendo della birra senza pagare. Al rifiuto della donna e alla sua richiesta di andare via per non disturbare i clienti, Cirelli sarebbe andato in escandescenza. Schiaffi prima contro la sorella poi contro il marito. In aiuto del 56enne, i suoi due figli. La lite si sarebbe spostata quindi fuori dal locale, dove in un attimo è scoppiato il parapiglia con lanci di tavolini, sedie, bottiglie rotte. Di fronte al trambusto che stava spaventando i suoi bambini, impedendo loro di dormire, il 33enne nigeriano, che abita proprio sopra il locale, sarebbe sceso in strada e a questo punto l'inferno. In aiuto del nigeriano, altri due-tre connazionali. Fondamentale nel ricostruire l'intera vicenda ed identificare i responsabili della rissa, la collaborazione fra gli altri dei gestori del ristorante. «La loro testimonianza – sottolinea il questore Francesco Misiti – è stata importante. E' questo dimostra che a Rancitelli non è poi così tutto nero. In questo caso abbiamo avuto il contributo di persone direttamente coinvolte. E' un quartiere che ha sicuro delle problematicità, ma c'è anche tanta gente onesta e laboriosa. In ogni modo, ciò che conta è dalle forze dell'ordine la risposta è stata immediata». Per il questore, inoltre, la vicenda non si chiude con gli arresti di ieri. «Non è finita qui – spiega -. Ci potrebbero essere presto altri sviluppi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA