LE PRIORITÀ
Un problema all’ordine del giorno al ministero dell’Istruzione che infatti, tra le priorità, mette proprio la riforma del reclutamento per evitare che i tempi del precariato siano destinati a non finire mai e che l’insegnamento diventi un lavoro in via d’estinzione. Il concorso straordinario verrà bandito probabilmente all’inizio del prossimo anno e sarà riservato solo ai docenti già abilitati: si tratta di decine di migliaia di precari che da anni insegnano nelle scuole primarie e che, negli ultimi mesi, si sono ritrovati in una bufera di ricorsi, sentenze e proteste. Gli abilitati per la primaria infatti si dividono in due categorie: ci sono i diplomati magistrali, nella stragrande maggioranza si tratta di donne, tra cui quelli con diploma conseguito prima del 2001-2002 che il Consiglio di Stato vuole fuori dalle graduatorie ad esaurimento, e i laureati in scienze della formazione primaria che, iscritti al nuovo ordinamento, hanno l’abilitazione ma non sono mai potuti accedere alle graduatorie ad esaurimento.
Le diplomate magistrali sono circa 55mila: seimila sono già entrate di ruolo e 49mila sono state impiegate nelle supplenze con contratti annuali. Alle maestre già assunte verrà sostituito il contratto che, da tempo indeterminato, diventerà a tempo determinato per consentire loro di svolgere le lezioni durante l’anno scolastico 2018-2019. Tutte, comunque, potranno partecipare al concorso straordinario: si tratta di 55 mila maestre. Con loro si presenteranno anche le laureate in scienze della formazione primaria: si tratta di 10mila persone circa. Ma non tutte hanno almeno due anni di servizio. Molte infatti sono laureate da pochi anni e non hanno raccolto i giorni di supplenza necessari per raggiungere i 24 mesi. L’anzianità di servizio pari a due anni potrebbe essere infatti uno dei criteri di selezione tra i precari per accedere alla prova.
Se così fosse potrebbero presentarsi meno diplomate magistrali e solo mille docenti con la laurea in scienze della formazione primaria del nuovo ordinamento a cui si aggiungono circa 2mila docenti con laurea in scienze della formazione primaria del vecchio ordinamento, che non hanno superato i concorsi del 2012 e del 2016. Al concorso straordinario, comunque, andrebbero a partecipare tra i 50mila e i 67mila precari. Il concorso straordinario, così come già deciso per i docenti abilitati di scuola superiore, non sarà selettivo. Vale a dire che tutti i candidati andranno a far parte di una graduatoria di merito ad esaurimento da 65mila iscritti. Una lista troppo lunga per permettere nuovi concorsi ordinari. E l’ingresso nel mondo della scuola si allontana per le nuove leve. Sul piede di guerra ci sono soprattutto le laureate e le studentesse del Coordinamento di scienze della formazione primaria nuovo ordinamento: «Ci sono 48mila studenti prossimi alla laurea da qui a pochi anni - spiegano dal coordinamento - per loro si chiudono le strade di un concorso ordinario. Stanno uccidendo una facoltà oltre che il sogno di insegnare».
LE GRADUATORIE
Per le assunzioni infatti si procede al 50% dalle graduatorie ad esaurimento e al 50% da quelle di merito in cui la priorità è data ai vincitori di concorso del 2016, la cui graduatoria è valida fino all’anno scolastico 2019-2020. Nelle graduatorie di merito ci saranno anche le nuove liste che arriveranno dal concorso straordinario e poi dal concorso ordinario, che dovrà essere bandito e arriverà probabilmente in un secondo momento rispetto a quello straordinario. E, soprattutto, si farà solo nelle province dove si presenta una reale mancanza di docenti da assumere. Tante quindi le città e le regioni intere che resteranno fuori dai concorsi ancora per parecchi anni. Soprattutto nelle regioni del Sud dove i posti disponibili non ci sono. Proprio su questo punto il ministro all’istruzione Bussetti è al lavoro per trovare una soluzione che possa garantire un equilibrio nel tempo: smaltire le vecchie graduatorie e procedere, per il futuro, con concorsi mirati per garantire l’accesso all’istruzione, laddove possibile, tramite selezioni da bandire ogni due anni.
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