C’è una norma del diritto civile che prevede che in caso di impossibilità di un cda ad eleggere un presidente si possa passare alla sollevazione dell’intero consiglio. E dunque, nel caso specifico, al commissariamento della Rai. Al momento i sette consiglieri di viale Mazzini non hanno trovato alcun accordo. E’ un’arma sul tavolo che la maggioranza giallo-verde e soprattutto la Lega tiene ben presente. Un’arma che Salvini può utilizzare per dare la colpa a Forza Italia di aver portato l’azienda sull’orlo del collasso. Al momento nessuno tra Salvini e Berlusconi è intenzionato a tornare sui suoi passi. E il leader del partito di via Bellerio avrebbe avuto rassicurazioni sul fatto che né Tria né il premier né Di Maio interverranno per cercare di convincerlo a fare marcia indietro. Salvini, assicura un big della Lega, è fermo sulla sua idea: Foa è la figura giusta per svolgere il ruolo di presidente della Rai. Nei piani leghisti quindi deve essere Berlusconi a motivare il no del suo partito. Nel frattempo Foa continuerà a vestire i panni del consigliere anziano, consapevole però che un braccio di ferro non potrà andare oltre settembre.
ORDINARIA AMMINISTRAZIONE
Al momento la Commissione di Vigilanza ha indicato la direzione: l’attuale Cda può gestire solo l’ordinaria amministrazione, nulla di più. Dunque niente nomine dei tg, nessun “governo del cambiamento” nell’informazione. M5S, in realtà, è sempre più irritato con l’intransigenza dell’alleato di governo, ma al momento Di Maio ha chiesto ai suoi di evitare qualsiasi prova di forza. FI tace, non fa più polemiche, «la palla – questa la linea – è nel campo loro, deve essere Salvini a sbrogliare la matassa». Tre giorni fa nella riunione del Cda la consigliera Burioni, espressione del Pd, ha riproposto invano la questione della presidenza. «Non ho ricevuto alcuna indicazione dall’azionista», ha ribadito Foa. «La situazione è complicata, sto aspettando di sapere come intendono muoversi. Dovranno riconvocarci prima o poi», dice Burioni. Dietro le quinte si sostiene che Foa stia aspettando di conoscere una exit strategy. Potrebbe essere appunto quella della direzione di una rete. Ma Salvini con i suoi è categorico: «Se FI vuole fare il Pd vada avanti, noi non arretriamo». Ed ecco quindi lo spauracchio del commissariamento che si è appalesato anche in Vigilanza e nel Cda, preoccupando non poco gli stessi vertici istituzionali. La Lega è convinta che alla fine Salvini persuaderà Berlusconi. Se lo facesse però scoppierebbe un incendio in FI: Tajani, Letta, Ghedini e i capigruppo hanno sposato la linea della barricata a Foa e non vogliono ripensamenti. Ed ecco che lo spettro del commissariamento si leva a guastare le ferie di viale Mazzini.
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