Allarme alimentare per 150 mila animali rubati e macellati

Allarme alimentare per 150 mila animali rubati e macellati
di Carlo Ottaviano
3 Minuti di Lettura
Lunedì 16 Luglio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 11:15
A bresciani e bergamaschi, vicentini e veronesi, togliete tutto ma non polenta e osei. Alla tradizione degli ossicini degli uccellini da spolpare non riescono a rinunciare anche a costo di alimentare il bracconaggio. Il quadrilatero a cavallo tra Lombardia e Veneto è infatti la zona d’Italia dove maggiore è il florido commercio illegale di uccelli a scopo alimentare. Se piccoli pettirossi e lucherini possono costare tra i 2,5 e i 4 euro, una beccaccia arriva ai 50 euro. Non da meno il traffico degli uccelli vivi. Secondo i carabinieri un verzellino vale 25-50 euro, un cardellino 50 euro, un frosone tra 60 e 100 euro. 

Tutti gli affari illegali attorno agli animali sono del resto in aumento, come denunciano Legambiente e Lega Anti Vivisezione con i due diversi rapporti Ecomafia e Zoomafia appena resi noti. Desta sorpresa, in particolare, il dato sul ritorno dell’abigeato, un reato che si credeva in diminuzione. «La scomparsa nel nulla di circa 150 mila animali durante l’anno – secondo Coldiretti – evidenzia la presenza di una vera e propria “cupola del bestiame” con la penetrazione della criminalità organizzata nel mondo degli allevamenti, della macellazione e della distribuzione della carne. Non si tratta soltanto di piccoli ladri di polli quanto di veri criminali che organizzano raid organizzati capaci di mettere in ginocchio un’azienda». 

I RISCHI
Ad essere colpiti sono mucche, cavalli, maiali, ma anche pecore e agnelli con gli animali rubati che alimentano il fenomeno della macellazione clandestina «particolarmente pericoloso - precisa la Coldiretti – per la salute dei cittadini perché privo delle necessarie garanzie sanitarie che devono necessariamente accompagnare il bestiame». Il solo business della macellazione clandestina ammonterebbe a circa 250 milioni di euro. Le indagini hanno però anche individuato allevatori senza scrupoli che si liberano di animali malati e ristoratori – pochi per fortuna - che ricorrono ai macelli clandestini per risparmiare sull’acquisto di carne. «Un fenomeno sottovalutato, considerato a torto un reato di lieve entità», si lamenta Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della Lav. Nei circuiti della macellazione clandestina – e poi inconsapevolmente sulle tavole degli italiani - finiscono perfino i cavalli da corsa non più in grado di competere e che quasi sicuramente erano stati dopati con sostanze chimiche pericolose per la salute. 

Legambiente denuncia il mancato rispetto delle norme sull’anagrafe degli animali da reddito (che dovrebbero tutti avere un microchip sottopelle) e di conseguenza gli insufficienti controlli nei macelli e nei circuiti commerciali. «Ci hanno appena affidato a Roma 60 cavalli sequestrati - racconta Nino Morabito, responsabile fauna di Legambiente – e solo 20 avevano il microchip dell’anagrafe, due terzi erano cioè clandestini. Bisogna organizzare un vero censimento gestito dal ministero della Salute e non dalle regioni, anche per scoprire più facilmente i furti di animali domestici».

IL BUSINESS
L’enorme giro d’affari illegale - calcolato da Legambiente in 3,2 miliardi di euro – riguarda inoltre i traffici di cani e gatti con finti pedigree o di animali esotici, il bracconaggio e il contrabbando di fauna selvatica, le scommesse illegali sulle corse clandestine dei cavalli e i combattimenti fra cani. Il Lazio è in testa per le denunce, seguito da Lombardia, Puglia, Veneto e Campania. Grazie all’illimitata fantasia dei malfattori, nell’elenco degli ecocrimini c’è anche il turismo venatorio illegale, cioè l’affitto di piattaforme per gli appostamenti per i cacciatori (poco) sportivi. Come in Calabria, dove i carabinieri hanno arrestato otto persone che accoglievano nell’area dello Stretto appassionati di altre regioni in occasione del passaggio dei rapaci migratori da e per l’Africa così da cacciare facilmente falchi pecchiaioli e albanelle, aquile e cicogne nere e bianche. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA