Divorzio, nuove regole: ecco cosa cambia da oggi

Divorzio, nuove regole: ecco cosa cambia da oggi
di Barbara Carbone
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Giovedì 12 Luglio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 13 Luglio, 17:00

Dal “peso” degli anni passati insieme ai sacrifici fatti per la famiglia: l’avvocato Marco Meliti spiega tutte le novità in materia di divorzio dopo quanto stabilito ieri dalle Sezioni Unite della Cassazione.

L'ASSEGNO
Va dato anche a chi è autosufficiente

Con la sentenza della Sezioni Unite della Corte di Cassazione in tema di assegno divorzile viene di fatto cancellato il principio introdotto dalla sentenza Grilli del 2017, secondo il quale il godimento da parte del coniuge “debole” di redditi tali da garantire una propria indipendenza economica era sufficiente ad escludere la possibilità di ottenere un assegno divorzile, indipendentemente dal tenore di vita goduto in costanza di matrimonio. Una linea ritenuta eccessivamente penalizzante per quelle donne che avevano rinunciato alle proprie ambizioni professionali per dedicarsi alla cura della casa e dei figli, contribuendo così anche al successo lavorativo del coniuge.

LA SOLIDARIETA'
Resta dopo la fine del vincolo


Secondo gli Ermellini, i principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà permangano anche dopo che è venuta meno l’unione matrimoniale. Infatti, l’assegno divorzile assolve ad una funzione riequilibratrice delle condizioni economiche delle parti che, spesso, diventano sbilanciate dopo la fine del matrimonio a danno del coniuge meno abbiente. L’assegno divorzile dovrà avere una funzione assistenziale, compensativa e perequativa e dovrà essere calcolato in base a un “criterio composito” che tenga conto non soltanto del tenore di vita goduto durante il matrimonio ma anche del contributo fornito dall’ex coniuge alla famiglia.

LA DURATA
C’è differenza tra unioni brevi e non


Nello stabilire l’entità dell’assegno divorzile i giudici dovranno tener conto anche della durata del matrimonio. La Corte ha inteso rimarcare la differenza tra le unioni di breve durata e quelle, invece, che si sono consolidate in molti anni di vita matrimoniale. In tal senso, la lunga durata del vincolo diventa un elemento essenziale per vedersi riconosciuto un assegno divorzile. Avrà peso anche il contributo fornito dall’ex coniuge alla conduzione della vita familiare, frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi e che possono incidere profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell’unione matrimoniale.

STOP AUTOMATISMI
Considerare l’età e lo stato di salute


Basta automatismi. Nello stabilire l’assegno divorzile il Giudice dovrà valutare più parametri quali l’età del coniuge richiedente e le sue condizioni di salute, onde valutare la reale possibilità di procurarsi in via autonoma i necessari redditi. Questo intervento intende proteggere il coniuge “debole” per età avanzata o per condizioni di salute sfavorevoli che non le permettano di ricollocarsi adeguatamente nel mondo del lavoro. Nelle sue valutazioni il Giudice dovrà inoltre considerare anche le potenzialità reddituali future, ossia le chance di riuscire a mantenersi autonomamente e di reintrodursi nel mondo del lavoro.

L'UGUAGLIANZA
Valorizzare il lavoro domestico


La Suprema Corte ha inteso valorizzare il principio di uguaglianza tra lavoro casalingo e professionale, affermando pari dignità al lavoro domestico nella contribuzione alla formazione del patrimonio comune. Il principio sancito e che pone al centro della questione il contributo che l’ex coniuge ha portato nella vita familiare, sarà determinante nelle prossime decisioni che la Corte dovrà prendere nell’ambito di cause di divorzio tuttora pendenti, come quella che vede opposti Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Spetterà comunque al Giudice esaminare, caso per caso, la sussistenza o meno dei presupposti richiamati dalle Sezioni Unite.

TUTELA LAVORATIVA
Valutare rinunce professionali


Tale elemento posto dalla Corte a fondamento della possibilità di ottenere un assegno divorzile, appare di fondamentale importanza perché restituisce la giusta tutela a quelle donne che hanno rinunciato alle proprie ambizioni professionali per dedicarsi, spesso proprio su richiesta del marito, alla cura della casa e dei figli.

Donne che, secondo la precedente impostazione, rischiavano – magari dopo vent’anni di matrimonio ed in un’età avanzata – di trovarsi improvvisamente nella condizione di doversi reinventare una posizione lavorativa, in assenza di un’adeguata formazione professionale ed in un mercato lavorativo recessivo.

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