Papa Francesco a Bari per l'incontro con i patriarchi: ma le divisioni hanno la meglio

Papa Francesco a Bari per l'incontro con i patriarchi: ma le divisioni hanno la meglio
di Franca Giansoldati
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Sabato 7 Luglio 2018, 09:01 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 00:35

Città del Vaticano – Ciò che colpisce del viaggio odierno, a Bari, di Papa Francesco sono le assenze, più che le presenze, segno di distanze e divisioni tra i cristiani nonostante la buona volontà e i proclami impegnativi che a più riprese vengono fatti. Francesco aveva invitato personalmente nella città dove è sepolto San Nicola, il santo più venerato nell'ortodossia, tutti i patriarchi e i leader cristiani per fare il punto sulla drammatica situazione dei cristiani in Medio Oriente dove è in corso, dalla guerra in Iraq del presidente Bush in poi, la costante emorragia della minoranza cristiana, storicamente parte integrante delle società arabe ed elemento di progresso riconosciuto anche dai leader musulmani.

La guerra in Siria, in questi ultimi anni, ha finito per peggiorare la situazione, facendo lanciare alle Chiese l'allarme generale, tanto a Mosca, dove ha sede il patriarcato ortodosso, quanto a Roma. Peccato solo che le strategie per difendere i cristiani siano piuttosto differenti. Più interventiste, per gli ortodossi, che arrivano a benedire i soldati russi quando partono per prendere parte alle azioni militari in Siria a liberare il territorio dall'Isis, o ai quali affidano loro gli aiuti umanitari da distribuire alle popolazioni. Assolutamente più neutrali per Papa Francesco che chiede, invece, equidistanza, senza diventare partigiani di una fazione o l'altra.

A Bari il Papa sperava che il suo personale invito venisse accolto da tutti i patriarchi vista l'ora difficile, lasciando da parte le visioni proprie per fare prevalere la generosità. Il risultato, però, non sembra essere all'altezza delle speranze. Basta vedere l'elenco che ha diffuso la scorsa settimana il cardinale Leonardo Sandri, prefetto delle Chiese Orientali. A Bari sono arrivati soprattutto delegati, quasi a volere fare qualche passo indietro. Il Patriarca Kirill – che era stato invitato personalemente dal pontefice – ha declinato l'invito mandando al suo posto Hilarion, il metropolita di Volokamsk e 'ministro' degli esteri del patriarcato russo. Il patriarca armeno Karekin, molto legato a Mosca, ha deciso di fare la stessa cosa, mandando Hovakim, vescovo armeno in Gran Bretagna e Irlanda. A questo si aggiunge che non ci sono anglicani, solo luterani, rappresentati dal vescovo luterano in Giordania.

A complicare il quadro nel rissoso mondo ortodosso non deve avere giovato l'attivismo del patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo (una figura soprattutto simbolica) che in Ucraina ha cercato di portare avanti il progetto di una nuova chiesa ortodossa, facendo saltare su una seggiola il potentissimo Kirill che da Mosca ha fatto fuoco e fiamme, interpretando l'azione di Bartolomeo come l'ennesimo atto ostile. In tutto questo quadro a Bari si fa il punto sul dramma dei cristiani in Medio Oriente. L'unica donna presente inviata dagli evangelici, Souraya Bechealany (segretario generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente), libanese e teologa, ha sintetizzato la gravità del momento: «dovessero i cristiani sparire da questa regione, i primi a rimetterci sarebbero gli stessi musulmani e il mondo intero. Si destabilizzerebbe un equilibrio geopolitico e demografico, verrebbe meno il diritto all'esistenza di ogni cittadino e cittadina di questa regione».

 

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