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di Laura Bogliolo

«Dove è il mio nome?», l'hashtag per le donne afgane

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Lunedì 2 Luglio 2018, 15:26 - Ultimo aggiornamento: 17:07
Vengono chiamate "la mia capra" o "la mia gallina". In Afghanistan molte donne nelle zone rurali non hanno diritto al nome, i mariti quasi si vergognano di pronunciare il loro vero nome e allora le rifilano dei nomignoli. Non hanno diritto di vedere il proprio nome neanche sui certificati medici e tanto meno al momento della sepoltura. Insomma, non sono mai esistite. La denuncia è di Tahmina Arian attivista dei diritti civili in Afghanistan, laureata alla Kardan University. Tahmina da tempo ha iniziato a partecipare sui social alla battaglia nata per sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema, diffondendo l'hashtag #WhereIsMyName. Una campagna social per ottenere il riconoscimento dell'identità delle donne afghane che spesso vengono definite solamente come la "moglie di", "la figlia di". «Sono stanca del fatto che nel secolo XXI  viviamo ancora come nel Medioevo» aveva spiegato all'AFP Thamina. La negazione dell'identità della donna è diffusa nella logica tribale.  I sociologi Mohammad Amir Kamawal e Hassan Rizayee tempo fa al New York Times spiegarono che «il Corano non dice da nessuna parte che le donne non devono essere chiamate per nome».
 
 
 
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