Il cardinale Pietro Parolin: «Roma non può esser lasciata sola ad affrontare il flusso migratorio»

Il cardinale Pietro Parolin: «Roma non può esser lasciata sola ad affrontare il flusso migratorio»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 15 Giugno 2018, 00:33 - Ultimo aggiornamento: 07:49
CITTÀ DEL VATICANO – «L’Italia non può essere lasciata sola ad affrontare il flusso migratorio». Il principale collaboratore di Papa Francesco, il cardinale Pietro Parolin, sta uscendo da un colloquio tra diplomatici, organizzato dall’ambasciata messicana sul colle vaticano, dove si è parlato del muro con gli Usa, del blocco imposto da Trump, del flusso inarrestabile dei latinos che cercano disperatamente il modo di varcare il confine, pur di arrivare in America. Le migrazioni impongono riflessioni comuni e la prima domanda che viene rivolta al Segretario di Stato non poteva che riguardare l’emergenza europe.

Che idea si è fatto di questa vicenda che sta facendo litigare l’Italia con la Francia e la Spagna?
«Mi sento di dire che ho fiducia che da parte italiana non verrà meno quella sensibilità umanitaria che ha sempre caratterizzato l’agire del Paese, sia per quanto riguarda la popolazione, che le sue istituzioni. La sensibilità umanitaria fa parte della identità dell’Italia, una sorta di Dna». 

La nave quindi andava soccorsa e i migranti portati nel primo porto sicuro italiano?
«Sul terreno delle decisioni non intendo scendere, anche perché la questione giuridica è davvero molto, molto complessa, come ho potuto approfondire in questi giorni. Ci sono molti punti aperti».

Nel discorso che lei ha fatto al simposio sul Messico ha detto che vi è una crescente tendenza da parte degli Stati ad adottare programmi politici che si oppongono all’arrivo dei migranti prima ancora che venga stabilito il loro diritto alla protezione. Ha anche aggiunto che la questione in sé richiede un forte impegno politico e umanitario per mantenere gli obblighi accettati a livello internazionale, attraverso un sistema multilaterale. Faceva riferimenti particolari?
«Credo che l’importante è che ci sia una risposta comune a questo problema e, nello specifico, che l’Italia non sia lasciata sola ad affrontare il problema delle migrazioni».
Per certi versi lei sembra quasi comprendere l’agire politico del ministro Salvini…
«Io ho detto quello che dovevo dire e non voglio aggiungere una riga di più».
Il Papa è tornato a ripetere che i migranti non sono dei numeri e che serve una gestione globale e condivisa sui flussi..
«Il ruolo della Chiesa è di ricordare i grandi principi e di come affrontare il problema delle migrazioni, pensiamo ai valori della fraternità e della solidarietà. Il Papa ha insistito e su questo concetto torna spesso».
E’ vero che il premier Conte è un suo amico di vecchia data?
«Io non sono amico di Conte, lo ho certamente conosciuto quando ero a Villa Nazareht durante gli anni in cui ero responsabile. Lui era già laureato, ci siamo incontrati diverse volte, poi non l’ho visto per tanto tempo. Gli devo telefonare per fargli gli auguri».
Il presidente americano Trump sta procedendo ad uscire dal Patto Onu per le migrazioni sicure. Cosa ne pensa? 
«Non è una buona cosa che gli Usa abbiano abbandonato questa via. Tutto il mondo sta affrontando un fenomeno planetario e solo un approccio globale contribuirà a fare individuare una soluzione per tutti». 
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