L'immigrato in quel periodo avrebbe dovuto trovarsi fuori dall'Italia perché colpito il mese prima da decreto di espulsione emesso dal prefetto di Lodi. Pei però, come riporta Il Giorno, non era possibile allestire il volo di rimpatrio anche perché l'egiziano sosteneva dii non avere il passaporo. Inoltre aveva presentato ricorso contro il rigetto della domanda di protezione internazionale. Così il tribunale di Bari decise di non trattenere ancora l'egiziano nel Cie di Bari. E questo nonostante la denuncia per maltrattementi presentata nei suo confronti da Antonia D'Amico che, all'insaputa dei figli, aveva frequentato l'egiziano. Rilasciato dal Cie, l'immigrato aveva raggiunto Lodi dove, hanno stabilito le sentenze di primo e secondo grado, ha ucciso la donna a coltellate. Poi l'inutile tentativo di fuga dall'aeroporto di Fiumicino dove era stato bloccato mentre tentava di prendere un aereo per Il Cairo.
Se quell'uomo fosse stato espulso, come era stato stabilito, Antonia D'Amico non serebbe stata uccisa, ha ripetuto il figlio che ora, in via della sentenza della Cassazione, vuole scrivere una lettera al ministro Salvini.
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