Migranti, Salvini fissa la nuova linea: sbarchi solo da navi militari

Migranti, Salvini fissa la nuova linea: sbarchi solo da navi militari
di Cristiana Mangani
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Martedì 12 Giugno 2018, 08:48 - Ultimo aggiornamento: 09:35

Non una chiusura totale agli immigrati. «Le vite umane vanno salvate», è il messaggio che il ministro dell'Interno tiene a far passare a fine serata. Ma una chiusura nei confronti delle Ong, quelli che Matteo Salvini definisce «vicescafisti che speculano sulla pelle dei disperati». È questo l'obiettivo della sua politica, quello di limitare le operazioni di salvataggio indiscriminato, le navi umanitarie piazzate sotto costa che comunicano con i trafficanti di esseri umani e che intervengono a ogni telefonata che arriva dalle coste africane.

Da qui - è la scelta messa in atto dal leader del Carroccio - la possibilità per gli 800 migranti soccorsi dalla Guardia costiera italiana di arrivare tranquillamente a Catania a bordo della Diciotti. Perché quello che il capo del Viminale sembra ora voler evitare sono le partite giocate in maniera ambigua, con possibili effetti boomerang. Verrà mantenuta integra la natura di comunità accogliente verso chi ha bisogno d'aiuto, è il nuovo mantra. Dunque, soccorsi potenziati in area Sar (search and rescue) con l'impegno massimo della Marina militare, così come previsto dalle convenzioni internazionali. Ma solo per le navi italiane.

L'OFFENSIVA
Il piano che sta mettendo a punto, infatti, prevede una vera offensiva contro le Organizzazioni non governative. Il codice di condotta approvato dal precedente governo non ha dato gli effetti sperati. Il ministro sta lavorando affinché, a intervenire per accogliere gli immigrati, siano gli Stati dai quali la nave proviene, quelli di cui batte bandiera nautica. Che si tratti di Germania, Francia oppure Olanda. Per fare un esempio, se l'Organizzazione ha sede legale a Berlino, la persona che è stata soccorsa è lì che dovrà essere mandata. E la richiesta di asilo potrà essere presentata direttamente sulla nave. Naturalmente tutto questo fa parte di un piano che dovrà essere discusso con i rappresentanti dei governi interessati. Dialoghi che Salvini ha intenzione di avviare in tempi brevi.

Ciò vuol dire, però, che il ministro ha piena consapevolezza del fatto che non tutto il carico umano che arriva dalle coste africane, e in particolare libiche e tunisine, possa essere respinto. Sembra esserci anche la convinzione che limitando gli interventi delle Ong, i trafficanti di uomini finiranno per farsi due calcoli ed eviteranno di inviare gommoni che dovranno percorrere tratte più complicate e non avranno una destinazione certa. Altrettanto varrà per le navi umanitarie che avendo tragitti più lunghi da percorrere, con eccesso di costi di benzina e limiti strutturali, potrebbero non farcela.

Inoltre il vice premier intende fare pressione anche per i ricollocamenti, quella quota che andava ridistribuita in base ad accordi europei e che invece è rimasta in buona parte in carico all'Italia. Salvini, con la nave Aquarius che attraccherà a Valencia, si è aggiudicato una battaglia importante. La farà valere nei confronti degli alleati di governo, ma soprattutto con il resto d'Europa, dove le elezioni del 2019 fanno intravedere una netta crescita dei partiti populisti. Un particolare che accentua i timori degli altri gruppi politici, soprattutto in caso di un eventuale accordo italiano con i paesi del blocco di Visegrad.

PERSONALE RAFFORZATO
Nel frattempo, resta alto il livello di allerta perché è forte la convinzione che, in mancanza di rassicurazioni sull'accordo, la Libia continuerà a mandare carichi di esseri umani. E questo ha fatto decidere di rafforzare il personale di polizia e carabinieri sulle coste siciliane: si temono rischi invasione e un aumento dei crimini.

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