Bullismo, a Roma la supplente minacciata e offesa da un alunno 15enne “intruso”: denuncia alla Polizia

Il video Pacinotti-Archimede
di Paolo Ricci Bitti
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Mercoledì 16 Maggio 2018, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 18:00
Un'insegnante minacciata e offesa; una serie di bestemmie da incendiare l'aria ripresa con il cellulare e diffusa sui social; un'intera classe che rischia una sospensione se non la bocciatura; un ragazzino di 15 anni che non vuole più andare a scuola perché “messo in mezzo” senza avere alcuna colpa.

Questa volta l'atto di bullismo a due livelli (nei confronti della prof e di uno studente) coinvolge oltre venti alunni di una “seconda” dell'istituto d'istruzione superiore Pacinotti-Archimede, sezione istituto tecnico informatico, in via Pasquariello, Serpentara, periferia nord di Roma.
 


L'inizio è quello di un classico scherzo alla supplente, la fine – dopo che la situazione è sfuggita di mano ai ragazzi - è quella che sarà stabilita dal consiglio scolastico nei prossimi giorni, forse anche con l'intervento della polizia del commissariato di Fidene, perché non si può giocare con l'identità altrui.

L'altro ieri un alunno ha invitato la supplente di Tecnologia a interrogarlo quale volontario: tutto, dall'atteggiamento sgarbato dello studente alle risate nemmeno troppo nascoste degli altri alunni, lasciava capire che il ragazzo si stesse spacciando per un altro coetaneo. Insomma, la professoressa ha “sgamato” subito lo scherzo nonostante tutta la classe confermasse l'identità del loro “compagno”. Tutta la classe. La cosa, a ogni modo - sarebbe probabilmente finita lì se non fosse stato per il crescendo di maleducazione del “finto” alunno che nel frattempo era stato invitato dall'insegnante a lasciare l'aula. Invece il ragazzo ha alzato la voce, ha insistito in malo modo per essere interrogato, si è sbracciato per sottolineare le sue richieste per concludere infine urlando una serie di bestemmie e minacciando la professoressa: “Tanto mia mamma pippa e spaccia la coca”. Poi è salito su una sedia e se ne è andato sbattendo la porta a calci. Tutto ciò mentre un alunno riprendeva la scena poi naturalmente postata sui social.

Nel registro elettronico l'insegnante ha poi riassunto l'episodio sottolineando che, oltre all'atteggiamento dell'intruso, contro ogni ragione l'intera classe ha insistito per sostenere la (falsa) identità di quel ragazzo nonostante la situazione fosse ampiamente precipitata. Nel frattempo la diffusione sulle chat del video con il raid del ragazzo “intruso” ha completato l'innesco di un caso adesso sulla scrivania della preside Valeria Santagata, mentre i genitori del ragazzo le cui generalità sono state usurpate faranno giovedì denuncia al commissariato di Fidene dopo un primo colloquio con gli agenti. Lui non ha alcuna colpa, ma il fatto di essere stato tirato in ballo perché quel giorno assente ha incrinato pesantemente i rapporti con i compagni di classe.

Gli stessi alunni, nella chat hanno capito di essere finiti nei guai: “L'abbiamo fatto grossa e ora ci faranno il c...”. “Eppure abbiamo detto solo una bugia”. “Sì, però XXX ha bestemmiato sei volte”.

Come è stato poi ricostruito, l'intruso è un alunno di un'altra classe della stessa scuola.

“Ciò che è drammatico – dice la preside Santagata, alla guida del Pacinotti-Archimede che ospita in più sedi 1.800 alunni (“e solo 11 addetti alla segreteria”) di tutti i tipi di liceo scientifico e dell'istituto tecnologico -

è che questi ragazzi sembrano non rendersi conti della gravità dell'accaduto e del fatto che i social aumentano a dismisura le conseguenze di questi atti. Ne sono stata appena informata dalla vicepreside e convocheremo subito le famiglie degli alunni della classi e dell'intruso. E parlerò anche con il ragazzo assente quel giorno: voglio rassicurarlo, ci mancherebbe che patisse per questa situazione”.

Quali provvedimenti sono adesso ipotizzabili?

“Tutto dipenderà dalle reazioni dei ragazzi che hanno assurdamente sostenuto l'intruso. C'è la responsabilità collettiva di tutti gli alunni e c'è quella supplementare del ragazzo che ha ripreso la scena con il cellulare e l'ha poi diffusa. Naturalmente l'uso del telefonino, in queste modalità, poi, è assolutamente proibito all'interno della scuola. E poi c'è il fatto che sono tutti minorenni. Potrei allora fare una segnalazione alla polizia postale ma spero che non ce ne sia bisogno: bisogna, insomma, che i ragazzi collaborino. La linea, inizialmente, sarà quella di rendere consapevoli questi giovani della gravità di quello che hanno combinato".

"Educare è il nostro primo compito. Sospensioni? Bocciature? Vedremo, tutto è possibile. Ripeto, molto dipende, in questa prima fase, dai ragazzi. Credo che ognuno di noi, prima o poi, nella vita, si sia trovato vittima o testimone di qualche atto di bullismo scolastico, magari anche solo qualche “complimento” pesante sulla linea o sull'abbigliamento, ma poi il contesto, dentro e fuori la scuola, aiutava quasi sempre a superare quel periodo. Adesso invece noi insegnanti ci troviamo ad affrontare spesso da soli questi atteggiamenti dei ragazzi per di più accentuati dall'uso di cellulari e social. In quest'anno scolastico, finora, avevamo registrato solo pochissimi casi diciamo di bullismo e non di questa gravità”.




 
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