Scuola, lo sciopero dei prof precari allunga il ponte: niente lezioni domani e giovedì

Scuola, lo sciopero dei prof precari allunga il ponte: niente lezioni domani e giovedì
di Lorena Loiacono
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Martedì 1 Maggio 2018, 00:48 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 16:29
Due giorni di sciopero, indetti dall’Anief per domani e giovedì, che culmineranno con la manifestazione nazionale a Roma, sotto le finestre del Ministero dell’Istruzione, mentre prosegue ad oltranza lo sciopero della fame per circa mille docenti in tutta Italia: sta esplodendo la protesta delle maestre diplomate, escluse dalle graduatorie ad esaurimento con la sentenza del Consiglio di Stato, perché il titolo magistrale, conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002, non è abilitante per le liste ad esaurimento. Nel caos, circa 45mila insegnanti, soprattutto donne. Settemila sono stati già assunti e ora rischiano il licenziamento in tronco, il 30 giugno. Per gli altri, invece, si profila un futuro da supplenti a vita. Verrebbero infatti retrocessi nelle graduatorie di istituto, da cui vengono chiamati i supplenti per periodi brevi. Serve una soluzione politica - come ribadito anche dalla ministra Valeria Fedeli - che al momento non arriva.

E intanto il tempo stringe. Così, domani e giovedì, quando le elementari e materne riapriranno i battenti dopo il ponte, le maestre incroceranno le braccia allungando la pausa primaverile di altri due giorni. Ma i disagi potrebbero esserci anche alle medie e alle superiori per la chiamata allo sciopero di tutti i precari.

IL SIT-IN
Non solo. Per giovedì è previsto un sit-in in viale Trastevere, davanti al Ministero dell’Istruzione, dove una delegazione di precari chiederà di essere ricevuta. Non sarebbe la prima volta: le diplomate hanno avviato incontri da mesi, anche tramite i sindacati, ma inutilmente. Per ora, la situazione non è stata risolta. «È un incubo - racconta Giulia Volpini, 35 anni e maestra da 15 - sono stata assunta nel 2017. Sto terminando l’anno di prova, ma temo di perdere tutto: insegno come supplente da quando avevo 20 anni, mi sono laureata in giurisprudenza, ma mi piaceva insegnare e ho continuato». Nella bufera, la passione sembra sparire tra ricorsi, punteggi e promesse politiche. E intanto, trovandosi a ridosso della fine dell’anno scolastico, quando il licenziamento sarà inevitabile, dal Coordinamento diplomati magistrali abilitati ci sono centinaia di maestre che stanno portando avanti lo sciopero della fame: circa mille in tutta Italia. Tra queste, 40 al giorno si avvicendano nel presidio al Miur. Non mancano momenti di tensione: ieri per due di loro è stato necessario l’intervento dei medici, mentre la Questura sta chiedendo di rinnovare i permessi giorno per giorno.

LA RICHIESTA
La tensione è altissima e sono tante le voci di dissenso. La coordinatrice del Piemonte, Carla Traverso, ha 44 anni e 16 di insegnamento alle spalle: «Sono stata assunta nel 2016, sono maestra in una scuola elementare di Bra. Rischio di andare a casa. Sono disabile, non conta neanche il fatto di appartenere a una categoria protetta: verrò licenziata. Ci aspettiamo una risposta a breve, altrimenti lo sciopero della fame andrà avanti ad oltranza». La richiesta è quella di un decreto d’urgenza per la conferma del ruolo di coloro che sono già stati assunti e la stabilizzazione progressiva degli iscritti in graduatoria ad esaurimento.

Ma esiste anche un altro fronte della protesta: quello delle maestre laureate in Scienze della formazione primaria che vorrebbero l’accesso al ruolo solo tramite concorso, per non vedersi scavalcare dalle diplomate tramite ricorsi o sanatorie: «Stanno facendo lo sciopero della fame i docenti ricorsisti che hanno preferito una scorciatoia, piuttosto che approfittare delle occasioni di stabilizzazione date dal Governo - commentano dal Coordinamento Nazionale Scienze della Formazione Primaria nuovo ordinamento - ci sono stati infatti 7 cicli di Scienze della Formazione Primaria vecchio ordinamento, un corso speciale nel 2005 e tre concorsi a cattedra nel 1999, nel 2012 e nel 2016».
 
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