L'università del crimine, appena pubblicato da La nave di Teseo, non tradisce le aspettative degli appassionati di noir. I personaggi hanno nomi come Calliope, Aristotele, Adriana; se c'è un movente da cercare, anche quello edipico non viene mai escluso; in fondo basta poco per evocare un mito. La Grecia di oggi resta sullo sfondo, con il suo garbuglio di disordine levantino e crisi economica; la Pizia ormai è diventata una signora che legge il futuro dai fondi di caffé e Charitos è un commissario vecchio stile, dotato di molto intuito ma di mezzi risicati. Per le ricerche sul web ricorre agli assistenti, è ignaro dei rudimenti di Facebook e non c'è mai una telecamera di sorveglianza attiva che gli fornisca uno straccio di prova. Eppure, che prontezza di spirito, che cervello fino.
LE PRESSIONI
Appena tornato dalle vacanze, Charitos si trova a fronteggiare una catena di omicidi eccellenti, rivendicati da una fantomatica (e anomala) organizzazione terroristica. Tutte le vittime sono professori universitari che hanno ceduto al fascino della politica. I metodi di uccisione: coltellata al cuore in un caso, avvelenamento in altri due. Un classico, da Arsenico e vecchi merletti in poi. Le pressioni del governo, che chiede di trovare i colpevoli, si fanno presto insostenibili. Il commissario perlustra Atene in cerca di possibili sospetti, ma è come il proverbiale ago nel pagliaio. «Mio padre diceva che le cattive notizie arrivano come un'alluvione, mentre quelle buone con il contagocce», nota il poliziotto con il consueto fatalismo. I colleghi gli hanno affibbiato un soprannome, formica, ma non certo per l'oculatezza, bensì per la propensione a cercare, a scavare, a non lasciare nulla al suo posto. E lui scava. Ciò che trova (naturalmente) non se lo sarebbe mai aspettato.
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