L'intervista/ Alberti Casellati: «Lega e FI, strappo impossibile»

L'intervista/ Alberti Casellati: «Lega e FI, strappo impossibile»
di Alberto Gentili
7 Minuti di Lettura
Mercoledì 4 Aprile 2018, 00:01 - Ultimo aggiornamento: 14:36

Presidente Casellati, appena eletta ha espresso l’auspicio che il metodo e lo spirito che hanno portato all’elezione dei presidenti del Parlamento siano un buon viatico per la formazione del governo. Lo spera ancora o la situazione si sta complicando?
«Mi auguro che anche il prosieguo della legislatura possa essere improntato a questo spirito. Le stesse dinamiche che hanno caratterizzato le prime sedute del nuovo Parlamento, a partire dal completamento degli uffici di presidenza e l’istituzione della commissione speciale, confermano che laddove prevalgono il dialogo e il buon senso istituzionale si possono trovare soluzioni condivise e utili al Paese. Starà ora alla politica dare un segnale forte agli italiani, anche perché un eventuale stallo rappresenterebbe una sconfitta per tutti». 

Ha invocato «pazienza, buonsenso, saggezza, equilibrio per arrivare a una ricomposizione del quadro politico e ottenere una sintesi nell’interesse dei cittadini». Non teme che le sue parole cadano nel vuoto?
«L’avvio della legislatura è stato incoraggiante. Siamo di fronte a uno scenario inedito, dove non si può pensare di continuare a ragionare secondo i vecchi schemi. Il voto degli italiani ha sancito un sostanziale passaggio da un sistema prevalentemente bipolare ad una situazione molto più complessa e articolata, che necessita proprio di quelle qualità che ho indicato nel mio discorso di insediamento».

I partiti sembrano avere un mese di tempo per costruire un esecutivo politico. Non teme che se fallisse questo tentativo i mercati finanziari possano tornare a togliere la fiducia all’Italia?
«I tempi per la formazione del governo sono dettati dall’agenda fissata dal Quirinale. È chiaro che è difficilmente ipotizzabile un periodo di attesa simile a quello verificatosi in altri Paesi. Tuttavia non drammatizzerei, le prime reazioni dei mercati dimostrano che c’è attesa e attenzione, ma all’interno di un perimetro di consolidata responsabilità».

Quale valutazione dà alla possibile saldatura di un asse tra i partiti più marcatamente populisti ed euro scettici: M5S e Lega? 
«Non sta a me scendere su questo terreno. A breve sarà possibile conoscere il reale orientamento delle forze politiche rappresentate in Parlamento. Il vero asse di cui c’è bisogno è da costruire tra tutti coloro che antepongono gli interessi primari del Paese a quelli di partito. Più che sulle etichette e sulle formule tipiche della campagna elettorale, bisognerà concentrarsi sui temi reali e sulle soluzioni di merito che il Paese attende».

Ha detto che la politica va intesa come servizio. Quanto sono lontani i politici da questo obiettivo?
«La percezione che i cittadini hanno oggi dell’intera classe dirigente non è certamente ai massimi livelli. Lo confermano sostanzialmente tutte le rilevazioni sulla fiducia di cui godono i partiti e i leader politici. Si tratta di una dinamica in continua evoluzione, resa ancor più complessa dalle nuove frontiere della comunicazione digitale. Paradossalmente la politica non è mai stata così lontana dalle persone, anche se attraverso il web si crea l’illusione di un contatto apparentemente diretto. Io credo che chi ha responsabilità sarà chiamato nell’immediato futuro a ripensare il rapporto con il territorio, le categorie sociali, le associazioni e tutte quelle realtà che hanno il polso delle vere esigenze e dei primari bisogni dei cittadini».

Ha affermato nel suo discorso che questa legislatura deve servire a dare risposte ai cittadini. Quali in particolare?
«Penso agli anziani, ai giovani senza lavoro, le categorie a maggior rischio di esclusione o marginalizzazione sociale. È chiaro che da lì bisogna partire, perché se non si restituiscono speranza ai più giovani, serenità agli anziani e certezze alle famiglie sarà impossibile imprimere quella svolta, attesa ormai da anni, per rilanciare la qualità della vita nel nostro Paese. Una svolta che passa attraverso le ragioni autentiche che hanno determinato in Italia uno dei più allarmanti tassi di denatalità nel mondo».

Lei ha vissuto diverse legislature all’insegna del bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra. Oggi ce n’è uno nuovo tra 5Stelle e centrodestra con il Pd sullo sfondo. La nuova legge elettorale dovrebbe cercare di favorire e ratificare questo nuovo bipolarismo?
«In molti sono convinti che basti una legge elettorale per risolvere tutti i problemi del sistema politico. In realtà, anche le recenti elezioni hanno dimostrato in modo inequivocabile che prima di qualsiasi legge elettorale ciò che conta, sempre e comunque, è il voto dei cittadini. Oltretutto in una fase di elevata volatilità del consenso, non credo possa essere saggio ipotizzare nuove formule partendo dalla fotografia dell’esistente. È già accaduto tante volte in passato che chi pensava di avere cucito a sua misura l’abito elettorale, ha dovuto prendere atto che la taglia non era quella giusta».

Per lei le riforme devono essere il tema centrale. Quali a suo giudizio hanno una particolare priorità?
«Credo che proprio l’attuale scenario politico possa rappresentare un’opportunità irripetibile per far ripartire tra le forze parlamentari una discussione alta e costruttiva sul tema delle riforme. Le Camere avranno il compito di lavorare cercando la più ampia convergenza possibile, dimostrando di saper innovare e raccogliere le sfide che un mondo sempre più globalizzato ci impone. La priorità è senz’altro la riforma fiscale, la tassazione su lavoratori e imprese è a livelli non più tollerabili. Bisogna dare ossigeno alle famiglie e a quanti creano posti di lavoro. Lo sviluppo passa soprattutto per un sistema più giusto, più equo, più competitivo. Così come è indispensabile restituire fiducia a quei due italiani su tre che - secondo le più recenti rilevazioni - chiedono allo Stato maggiore sicurezza. Parallelamente sarà doveroso completare il riassetto delle autonomie, in linea con il dettato costituzionale, e quindi con i principi di buon andamento e sussidiarietà. Partire da questi punti potrebbe essere, a mio avviso, il miglior avvio possibile della legislatura».

I 5Stelle e la Lega alla Camera puntano alla riforma dei vitalizi. Se dovesse passare, è pronta a vararne una analoga in Senato?
«Una riflessione sui tagli dei costi della politica è necessaria, ma deve essere attenta e a tutto campo. Se oggi ci liberiamo dai preconcetti e dalle facili demagogie, forse riusciamo a ottenere risultati migliori e a risparmiare di più».

Lei è espressione dell’abbraccio politico tra Forza Italia e Lega in Regioni chiave come il Veneto. Se avvenisse uno strappo tra Salvini e Berlusconi lei, anche sul territorio, come lo vivrebbe?
«È un’ipotesi che non è nelle cose. Il centrodestra governa, e anche bene, tante importanti Regioni e città, e lo fa da oltre venti anni. Ci sono state fasi in cui Forza Italia aveva più consensi della Lega, mentre oggi accade il contrario. La collaborazione e l’intesa non sono però mai mancate, a riprova che c’è un comune sentire su come affrontare e risolvere i problemi del Paese».

Ha detto che la sua elezione dimostra che per le donne ormai nessun traguardo è precluso. Di strada da fare verso una parità effettiva ce n’è ancora tanta. Oppure no?
«Il percorso è ancora lungo, ma irreversibile. Nella mia esperienza al servizio dello Stato ho avuto modo di poter approfondire tante storie di donne che hanno dato lustro all’Italia e hanno costruito le basi per completare nei prossimi anni questo cammino. Sempre tenendo presente che l’obiettivo deve essere quello di premiare il merito, le capacità, i talenti».

È finita nel mirino per le sue posizioni ultra berlusconiane quando era sottosegretario alla giustizia e per aver difeso Berlusconi sul caso Ruby. Crede ancora che la condanna del leader di Forza Italia sia stata un golpe?
«Di golpe per la verità hanno parlato importanti leader politici e osservatori internazionali, nessuno dei quali è noto per essere vicino alle posizioni politiche di Silvio Berlusconi. Sono scesa in politica al suo fianco dal 1994. Sono stati anni di grande impegno, nel corso dei quali abbiamo fatto cose straordinarie, che spesso non siamo stati in grado di comunicare con la dovuta efficacia. Detto questo, credo che sul presidente Berlusconi il pregiudizio abbia sempre prevalso sul giudizio. Anche se negli ultimi tempi sono sempre più quelli che hanno avuto l’onestà intellettuale di cambiare opinione. Nello specifico, la mia difesa del presidente Berlusconi sul caso Ruby, ha trovato conforto nella sua assoluzione».

Le sono piovute addosso critiche per l’assunzione di sua figlia a capo segreteria del ministero della Salute a inizio Duemila. Lo rifarebbe?
«Questa storia viene negli anni tirata fuori sempre con l’unico intento di gettare discredito sulla mia persona, ma in realtà ha danneggiato professionalmente anche mia figlia. Sono stati ignorati, e si continuano a ignorare, fatti e circostanze che avrebbero consentito di inquadrare la vicenda nella sua reale dimensione. Negli articoli usciti in questo ultimo periodo, quasi mai è stato riportato che si trattava di un incarico temporaneo di dieci mesi e di natura fiduciaria, per assumere il quale mia figlia dovette rinunciare al suo impiego a tempo indeterminato».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA