Pescara, l’erede dei viticoltori ucciso e lasciato nel fiume. La pista ​dei killer venezuelani

Pescara, l’erede dei viticoltori ucciso e lasciato nel fiume. La pista dei killer venezuelani
di Paolo Vercesi
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Sabato 10 Marzo 2018, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 12:34

PESCARA - Era il rampollo di una famiglia ricchissima. Una fortuna accumulata in Venezuela dal nonno, poi tornato in Italia con tanti soldi. E tanti affari che possono aver creato gelosie, forse addirittura il movente per un omicidio. Alessandro Neri, 28 anni, era già morto due giorni prima del ritrovamento del corpo tra gli arbusti a fosso Vallelunga, nella periferia sud di Pescara nel quartiere San Silvestro. Ucciso con un colpo d’arma da fuoco che lo ha centrato al torace uccidendolo all’istante. Una vera e propria esecuzione e questo apre scenari che portano a scavare negli ambienti della criminalità più spregiudicata.

I carabinieri del Reparto operativo coordinati dal maggiore Massimiliano Di Pietro indagano alla ricerca dell’assassino ma anche del movente. Alessandro, figlio dell’italo-venezuelana Laura Lamaletto e di papà Paolo orafo a Firenze, apparteneva alla famiglia dei Lamaletto, originaria di Giuliano Teatino, che grazie a nonno Gaetano in passato ha fatto fortuna in Venezuela. Una ricchezza costruita nell’edilizia, alla guida di una delle più importanti imprese di ceramica di tutta l’America latina. Rientrata qualche anno fa in Abruzzo, la famiglia ha investito quel patrimonio in ville, auto, proprietà. E poi c’era l’azienda vitivinicola Il Feuduccio, a Orsogna in provincia di Chieti, nella quale Alessandro lavorava. Gli inquirenti indagano su più fronti, ma ritengono che proprio quella ricchezza di famiglia possa condurre sulla pista giusta per risalire all’assassino di Alessandro e a svelare i motivi dell’orribile morte del ragazzo. Si scava nel passato e nel presente di nonno Gaetano, artefice e fondatore di quell’impero, il cui repentino rientro in Abruzzo sembra assomigliare più a una fuga. E’ possibile dunque che i fantasmi di un tempo l’abbiano inseguito fin qui, fino a colpire la sua famiglia. Fino a uccidere l’affezionato nipote Alessandro.

CACCIA AL KILLER
Il 28enne era uscito lunedì pomeriggio dalla sua casa di Spoltore, nel Pescarese, senza più dare notizie. Mamma Laura ha subito intuito la gravità della situazione e ha diffuso la notizia della scomparsa informando e allarmando i parenti e gli amici sparsi in tutto il mondo. La denuncia di scomparsa presentata ai carabinieri di Spoltore. Gli appelli su Facebook, poi l’appello in diretta tivù. La casa piena di amici del figlio in attesa di una buona notizia o di un miracolo che, purtroppo, non c’è stato: il ritrovamento del corpo senza vita di Alessandro, giovedì alle 19, ha messo fine alla speranza. E l’angoscia è diventata disperazione. Sempre su facebook la donna ha urlato tutta la sua rabbia: «Ale ti hanno ucciso, Ale con un colpo di pistola... A chi ha premuto il grilletto domando: hai una mamma?». Quindi l’avvertimento: «Maledetto killer, guardati le spalle... Comincia la caccia».

AUTOPSIA E RIS
Oggi verrà eseguita l’autopsia sul corpo di Alessandro, affidata al dottor Cristian D’Ovidio. Già arrivati i carabinieri del Ris, la cui attività si concentrerà sul proiettile e sull’arma del delitto, di cui non c’è traccia; ma anche sulla Cinquecento cabrio rossa di Alessandro, ritrovata solo mercoledì mattina nella centralissima via Mazzini, davanti a una pizzeria, a sette chilometri da fosso Vallelunga dove Alessandro è stato trovato senza vita. «Ieri quell’auto non era qui» ha detto agli inquirenti un pizzaiolo. Ed ecco nuovi interrogativi: se Alessandro ha lasciato l’auto in centro, come ha fatto ad arrivare a fosso Vallelunga? Qualcun altro ha poi portato la 500 in via Mazzini? C’è fango sulle gomme? Molto probabile che il 28enne non sia stato ucciso nel posto in cui è stato trovato ma ce l’abbiano portato dopo avergli sparato al petto. Ipotesi e interrogativi cui dovrà dare risposta il Ris. I carabinieri hanno individuato il cadavere con i cani molecolari grazie al segnale gps del celulare di Alessandro, i cui tabulati potrebbero dare un decisivo contributo alle indagini.

Il ragazzo indossava una felpa grigia con cappuccio, seduto con le gambe immerse nel fosso. Sparito il suo portafoglio, quasi certamente portato via dall’assassino o dagli assassini.

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