Promesse M5S/ Il Sud in fila per il “reddito” che non c’è

di Sebastiano Maffettone
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Venerdì 9 Marzo 2018, 00:16
«A noi sindaci piacerebbe poter comunicare ai cittadini che il problema della disoccupazione è risolto e che c’è un Reddito di Cittadinanza, ma credo che i cittadini siano stati ammaliati da spot elettorali». Così ieri il sindaco di Giovinazzo, in provincia di Bari. Questo comunicato è stato diramato per rispondere alle richieste dei cittadini che hanno fatto seguito alla vittoria elettorale del movimento 5 Stelle. Un fenomeno non isolato. Al di là della polemica politica, il fatto obbliga a riflettere. Innanzitutto, è amaro pensare che cittadini, in maggioranza giovani, possano confondere desideri e realtà. Quando la speranza diventa irrazionale a tal punto vuol dire una sola cosa: che non si crede più nella possibilità di puntare sulle proprie capacità e sulle proprie energie.

E’ come volere sanare il bilancio dello stato cercando di prendere il jackpot a Powerball. Tutto ciò suona amaro per il nostro paese e per il Sud d’Italia in special modo. Ancora più triste è pensare che ovviamente la colpa non è dei giovani. E’ soprattutto delle generazioni precedenti che gli hanno consegnato un mondo ingestibile in cui non c’è spazio per la speranza razionale. “Disperata è la terra che ha bisogno di eroi“, dice Brecht, e davvero quando uno solo non afferra il senso delle cose è questione di psicologia, ma quanto sono molti non si può non tirare in ballo la società e i suoi problemi, primo tra i quali la difficoltà di trovare lavoro. Tuttavia nel Sud questa difficoltà è antica, e il clientelismo del Mezzogiorno non è certo un’invenzione degli ultimi tempi. Ma qui c’è qualcosa di nuovo oltre che di antico.

Che, paradossalmente, si evince anche dal comunicato del sindaco di Giovinazzo da cui abbiamo cominciato. Se notate, in questo comunicato si identifica il lavoro con la percezione di un reddito (di Cittadinanza nella fattispecie). Ma sarebbe davvero disperante se così fosse. Il lavoro non è solo reddito, è anche senso di sé, dignità, volontà di creare qualcosa. Ultimo in ordine di lista ma non di importanza -come dicono gli inglesi- è il ruolo che la politica ha, potrebbe avere e forse dovrebbe avere. Da qualche tempo, sembra che la pancia prevalga facilmente sulla testa quando è in ballo la politica democratica. Sempre più spesso si legge che politici astuti vincono le elezioni perché colgono gli umori e i bisogni del popolo. Intendiamoci bene, qualcosa del genere è indispensabile. Non se ne può fare a meno se vuoi essere votato. Ma la politica vera deve anche avere visione, proporre oltre che ascoltare e fiutare. Deve in altre parole riconciliare pancia e testa. O, se vogliamo dirlo in maniera classica, aiutare a ciò che il reale sia razionale e il razionale reale. Se così fosse non si favorirebbe quella fabbrica dei sogni impossibili di cui abbiamo parlato. Con profonda tristezza.
 
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