La caduta del Pd, nei collegi tutti a casa

La sede del Pd a Perugia
di Federico Fabrizi
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Martedì 6 Marzo 2018, 16:39
PERUGIA - Non è una sconfitta. È molto di più e molto peggio. È un passaggio storico. Uno di quelli che segnano prima e dopo. Il Partito democratico, cinque anni fa, aveva eletto in Umbria nove parlamentari, ieri sera ne poteva contare solo due sicuri. Bene che vada, raschiando tutti i possibili zero virgola che il Rosatellum consenta, con tanto ottimismo, arriverà a quattro. Anna Ascani (Camera) e Nadia Ginetti (Senato) sono confermate. Walter Verini ha buoni motivi per sperare in un seggio a Montecitorio, invece per il sindaco di San Gemini Leonardo Grimani arrivare a Palazzo Madama risulta un po’ più complicato. Dipenderà da calcoli e ricalcoli che faranno al Ministero dell’Interno tra oggi e domani. Le urne certificano il Pd secondo partito dell’Umbria: 125.708 voti (alla Camera) valgono soltanto il 24,9 per cento, quasi tre punti in meno del Movimento 5 Stelle. Tutta la coalizione di centrosinistra fa appena 27,51 per cento. Brutalmente: un sostanziale pareggio con i grillini e 10 punti sotto la coalizione di centrodestra. Concretamente è la fine di un’era politica. Il Pd ha perso tutti i duelli nell’uninominale. Inutile la candidatura del leader, Matteo Renzi, nel listino del Senato. Bocciata la candidatura del segretario regionale Giacomo Leonelli nel collegio della Camera di Perugia: 30,3% contro il 35,4 di Emanuele Prisco (Fdi), oltre 8mila voti di differenza che valgono uno schiaffone in faccia. Umiliata la candidatura del sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci nella sua Valnerina. Lui finisce strapazzato addirittura terzo nel collegio (27%), dietro a Riccardo Marchetti della Lega (37,4%) e al grillino Gino di Manici (28,6%). Per il capocorrente alter ego della Marini rischia di essere come la rottura del crociato per Van Basten. Sbagliata la candidatura dell’ex ministro Cesare Damiano a Terni. Anche lui chiude terzo al 25,4 per cento. Tre punti in meno del grillino Lucio Riccetti e 12 sotto Raffaele Nevi. Un’ecatombe. Inadeguata la protezione e la spinta della governatrice Catiuscia Marini per il deputato uscente Giampiero Giulietti (29,8% contro il 36,1 di Franco Zaffini). All’ex sindaco di Umbertide non è riuscito il salto dalla Camera al Senato. Paga con gli interessi, Giulietti, le liti in casa propria. Oggi Umbertide da storica roccaforte rossa è un municipio commissariato proprio a causa della faida tra Marco Guasticchi e Giampiero Giulietti. Infine, ancora al Senato, è finito incenerito il coniglio estratto dal cilindro a 48 ore dalla presentazione delle liste: l’esperimento della dirigente della Prefettura Simonetta Mignozzetti inventata candidata dem si trasforma in 13 punti percentuali di distanza da Donatella Tesei (38,5% a 25,7%). Ieri mattina Giacomo Leonelli ha inviato un messaggio all’avversario Emanuele Prisco, ammettendo la sconfitta, lo ha fatto anche su Facebook. Stessa mossa social pure da parte dell’enfant prodige di Città di Castello Anna Ascani. Poi ieri pomeriggio alle 17 la segreteria regionale s’è chiusa in conclave. Sono andati avanti fino a notte fonda: al centro del tavolo le dimissioni del segretario regionale Leonelli. Sinistra dem ha chiesto ufficialmente la sua testa. Ma è solo l’inizio.
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