Guiducci lavorando con tecniche digitali di elaborazione delle immagini per isolare perfettamente la struttura grafica del disegno dal resto dei graffiti presenti sulla parete ha pensato di contestualizzare le due lettere nell’ambiente degli spettacoli che si tenevano nell’arena e nel contesto sociale relativo al suo terzo livello. Così è giunto alla conclusione che con 'T' ed 'S' si fosse voluto indicare la parola Taurus. Fra la seconda metà del secondo secolo e tutto il terzo secolo i tori erano fra gli animali più usati nelle arene. L’ingresso nel toro nell’arena era particolarmente atteso dagli spettatori e nel Colosseo, che poteva contenere 70 mila persone, il grido «Taurus, taurus, taurus» si alzava spesso quando questi animali tardavano a essere immessi sull’arena o quando, fatti entrare i condannati a morte, la consuetudine dello spettacolo prevedeva la crudele incitazione della folla all’ingresso dei tori.
Ora, scrive Guiducci, da numerose attestazioni sappiamo che anche tanti cristiani, condannati a morte perché non abiuravano, venivano condotti nelle arene per subire la stessa sorte di tanti criminali.
Ignazio di Antiochia, per esempio, subì questa sorte nel 107 e proprio nell’anfiteatro Flavio. In alcune particolare occasioni, come per la celebrazione di importanti vittorie militari, al Colosseo si indicevano 'giochi' di festeggiamento che duravano mesi e gli 'spettacoli' erano anche tre al giorno, con l’impiego di migliaia di animali e di uomini: per la vittoria sui Daci, l’imperatore Traiano organizzò 123 giorni di combattimenti.
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