Roma, il Colosseo fu davvero il luogo del martirio dei cristiani: la prova dell'università del Laterano

Roma, il Colosseo fu davvero il luogo del martirio dei cristiani: la prova dell'università del Laterano
di Franca Giansoldati
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Lunedì 5 Marzo 2018, 16:56 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 13:06
 L'università del Laterano ha appena pubblicato uno studio scientifico sul Colosseo che confermerebbe che nell'Anfiteatro Flavio avvennero effettivamente i martirii dei cristiani. Una questione dibattuta da secoli senza soluzione. Molti storici hanno accantonato questa ipotesi ritenendola priva di fondamento, indicando invece altri luoghi (per esempio il Circo di Nerone o il Circo Massimo). Dalla pulitura e dal consolidamento delle pareti effettuati recentemente al Colosseo sono riaffiorate tracce di intonaco rivestito di affreschi policromi, oltre a una serie di iscrizioni color rosso. Sotto strati di graffiti e scritte è apparsa una fascia rossa di zoccolatura. Attraverso progressive fasi di ripulitura sono stati acquisiti dati significativi che sembrerebbero avvalorare la traditio che riferisce di un elevato numero di martiri uccisi nel Colosseo. Il professor Pier Luigi Guiducci, docente di Storia della Chiesa alla Lateranense, analizzando le fotografie di questo 'lacerto' di muro, avrebbe individuato un elemento fondamentale per avvalorare la tesi del martirio. Il ritrovamento del disegno di una croce su un tratto di intonaco risalente al terzo secolo. In un primo momento la presenza della croce, scrive il professore, era stata trascurata, anche perché inserita in un contesto di parole, numeri e segni sovrapposti e risalenti a varie epoche.

Guiducci lavorando con tecniche digitali di elaborazione delle immagini per isolare perfettamente la struttura grafica del disegno dal resto dei graffiti presenti sulla parete ha pensato di contestualizzare le due lettere nell’ambiente degli spettacoli che si tenevano nell’arena e nel contesto sociale relativo al suo terzo livello. Così è giunto alla conclusione che con 'T' ed 'S' si fosse voluto indicare la parola Taurus. Fra la seconda metà del secondo secolo e tutto il terzo secolo i tori erano fra gli animali più usati nelle arene. L’ingresso nel toro nell’arena era particolarmente atteso dagli spettatori e nel Colosseo, che poteva contenere 70 mila persone, il grido «Taurus, taurus, taurus» si alzava spesso quando questi animali tardavano a essere immessi sull’arena o quando, fatti entrare i condannati a morte, la consuetudine dello spettacolo prevedeva la crudele incitazione della folla all’ingresso dei tori.

Ora, scrive Guiducci, da numerose attestazioni sappiamo che anche tanti cristiani, condannati a morte perché non abiuravano, venivano condotti nelle arene per subire la stessa sorte di tanti criminali.

Ignazio di Antiochia, per esempio, subì questa sorte nel 107 e proprio nell’anfiteatro Flavio. In alcune particolare occasioni, come per la celebrazione di importanti vittorie militari, al Colosseo si indicevano 'giochi' di festeggiamento che duravano mesi e gli 'spettacoli' erano anche tre al giorno, con l’impiego di migliaia di animali e di uomini: per la vittoria sui Daci, l’imperatore Traiano organizzò 123 giorni di combattimenti.
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