Il volo delle pietre sull’asfalto devastato

(Foto di Francesco Toiati)
di Mario Ajello
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Domenica 25 Febbraio 2018, 00:05
«Ho percorso 70 km di Pontina 
e il bilancio è stato: km di asfalto
danneggiato decine e decine di buche,
circa 30 auto in panne con gomme bucate

@Eugenio77948848

Forse soltanto a Roma, e dintorni, basta un po’ di pioggia, le famose “du’ gocce” che possono essere anche di più, per sollevare l’asfalto. E per provocare eruzioni, per rompere il manto stradale, per renderlo insopportabile a tutti, per trasformare un tragitto qualsiasi in un’insopportabile via crucis tra frammenti pietrosi che ti schizzano addosso e discese ardite, senza risalite, nelle voragini da cui non c’è scampo. O è acida la pioggia che cade sulla Capitale, mentre nelle altre città le gocce sono chiare, fresche e pure, o è l’asfalto romano che è tarocco e infinitamente peggiore che in altri posti. La seconda che hai detto.

Tutto ciò non è colpa, o almeno lo è soltanto in parte, dell’amministrazione capitolina in corso. Perché le strade friabili pre-esistevano alla vittoria dei Cinque Stelle e al loro arrivo al governo dell’Urbe. Ma se questo partito avesse in tempo rifatto tutti i manti stradali al centro e in periferia, adesso alle elezioni prenderebbe il 90 per cento dei voti. E invece l’inferno dell’asfalto romano resta quello che è, e quando ci si mette la pioggia si salvi chi può. L’altro giorno, durante il mezzo diluvio, su viale Parioli un autobus passa lungo la strada imputridita, la spacca e fa volare una pietra addosso a una signora di una certa età, che cammina a piedi. Immagine tristissima. C’è un famoso detto dello scrittore spagnolo anti-franchista Salvador de Madariaga, che dice: «Gubernar no es asfaltar». Invece, sì.
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