Francia, stretta sull'immigrazione: Macron chiude ai migranti economici

Francia, stretta sull'immigrazione: Macron chiude ai migranti economici
di Francesca Pierantozzi
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Giovedì 22 Febbraio 2018, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 09:14
PARIGI «Umanità e fermezza» è il binomio che da sempre riassume la posizione di Emmanuel Macron sull'immigrazione. Lo martellava il candidato, lo ripete il presidente. Con un sensibile spostamento dei pesi sulla bilancia. tuonava Macron nel gennaio 2017 a Berlino. Allora Angela Merkel teneva ancora aperte le porte al «milione di migranti» cui si era rivolta un anno e mezzo prima, ed era ancora l'eroina di un'Europa che altrove alzava muri. Ma alla fine Macron ha dovuto piegarsi a quei «rischi del mondo» che voleva sfidare. «La questione migranti non appartiene al passato. Dobbiamo guardarci dai falsi buoni sentimenti». Realpolitik, diranno alcuni, necessità di arginare l'estrema destra e i populismi, diranno altri. Il risultato parziale è arrivato ieri in Consiglio dei Ministri. E' la legge «asilo, immigrazione e integrazione» presentata dal ministro dell'Interno Gerard Collomb, il compendio di quello che sarà la politica dell'immigrazione dell'era Macron, (un po') di umanità, più fermezza, e soprattutto molta efficacia. La legge ha cambiato titolo strada facendo. Avrebbe dovuto intitolarsi «per un'immigrazione controllata e un diritto d'asilo effettivo»: almeno nel titolo, il governo ha preferito mettere più umanità. Si apre adesso l'iter del dibattito davanti al Parlamento, dove il progetto ha il beneficio di raccogliere le critiche più opposte e quindi molte possibilità di sopravvivere quasi tale e quale. Troppo «lassista» per la destra, addirittura «fascista» per la sinistra estrema, comunque liberticida per i socialisti, la legge è in puro spirito Macron, né di destra né di sinistra: da un lato vuole accelerare le procedure per la richiesta di asilo, dall'altra punta esplicitamente ad aumentare il numero di respingimenti alle frontiere. Torna ufficiale la distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici, che in campagna elettorale il candidato Macron aveva lasciato più sfumata, guadagnando così il sostegno di molte associazioni e militanti di sinistra. Ma in realtà, al governo assicurano oggi (una fonte anonima al quotidiano Les Echos) che l'ipotesi di ridefinire i criteri di regolarizzazione non è mai stata presa in considerazione. . Accusato in queste settimane di essere il braccio armato della linea dura di Macron, il ministro dell'Interno Gérard Collomb ha tenuto ieri a mettere avanti le misure meno repressive del testo, come l'attribuzione di permessi di soggiorno più lunghi per gli apolidi, una vigilanza particolare sui fenomeni dell'escissione di cui sono vittime le donne e la caccia alle false dichiarazioni di paternità che alimentano le filiere di migrazioni di minori. «Daremo più protezione ai vulnerabili e ci allineeremo sul diritto europeo, facendo convergere i tempi di ricorso sulle richieste di diritto d'asilo e la durata massimo di detenzione amministrativa - ha dichiarato il ministro Collomb - Insomma, adatteremo il nostro diritto alle realtà operative». Ma le misure centrali del testo sono meno «umanitarie» e annunciano un dibattito movimentato all'Assemblée Nationale. La maggioranza della République en marche è già stata messa a dura prova la settimana scorsa con l'approvazione della legge che rende più lunghi i tempi della detenzione per i dublinanti, ovvero i migranti sbarcati in un altro paese europeo (quasi sempre Grecia e Italia) e che, in base alla direttiva di Dublino, devono essere rispediti nel paese di approdo per avviare le procedure di asilo.

CRITICHE E CONSENSI
Adesso sono almeno due le disposizioni che fanno discutere: la volontà del governo di allungare da 45 a 90 giorni (addirittura a 135 in alcuni casi) la durata della detenzione per i richiedenti asilo, e nello stesso tempo la diminuzione da un mese a quindici giorni del tempo massimo per fare ricorso in caso di rifiuto. Il testo rischia di scontentare tutti, dentro e fuori la maggioranza. Ma al governo e all'Eliseo ci sono pochi dubbi. I consiglieri del presidente spiegano che Macron si è reso presto conto dopo la sua elezione «della forza dei flussi migratori: l'Italia si lacera e la Germania adesso ha paura. La Francia non può rischiare l'embolia». E i sondaggi, per ora, gli danno ragione: il 66 per cento approva la sua politica sui migranti.

 
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